Contenuti per adulti
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La morte avviene, sta all'ombra del sogno
La morte spira, flebile come brezza, da oriente
il solco dei pensieri non uccide, ma spegne
come tolta corrente da intima memoria d'elaboratore
La morte nasconde il suo velo di morte
e la morte punteggia il secolo di morte,
la morte che coglie la sua morte
La morte avvince
ma c'è anche chi muore senza il suo aiuto
sulla lama di rasoio, dosato nei termini del Codice
La morte distratta, che cuce fogli d'ortiche
La morte abbuia, gongola sul feto dell'ulcera
abbina al duplice oblio l'eco infranta di topica
La morte viene di soppiatto, la morte vera
La presagisci nell'ossa e l'accogli buona compagnona
La morte del dovunque noi siamo
Morte aduna Morte, e i morti dove sono?
Morienti siamo noi, scappati dal regno dei morti viventi
Morienti moriremo, unica salvazione: che viva la Morte
Ai dubbi, ai dubbi in fasce e ai dubbi antichi
non c'è vita che tenga - sciolgono everest gli Amori -
ma la morte, la morte viene dolce e soporifera
e non chiede altro che di vivere in noi,
noi ossuti viaggiatori come cavie del macrocosmo
La morte rabbocca vitreo esile vitro d'olivastra tintura
e immonda s'abbuffa d'immobili immondizie
ma la morte non costa, né frutta interesse
Ora ti sembra di essere, e vivi in una sembianza apparente
- inscolpiscono i segni le fibre - disconfuso d'ogni ente
poi Morte sfuma tua fumogena Vita
the loosing the dying the unbearable charge
La morte è il poliedrico dado sul collo
Quante facce apparenti!
Mors frugifera mens, allele in noi dalla alba che venne
Si odono strani tonfi giganti e lugubri forti
folate fondono l'arroventato fondale
di fosca foggia ferruginosa - affastellate applaudono
avulse platee -
Soffi, son soffi, ma di che?
Nell'oblio la morte rispinge l'effimero soffio
La morte scatena tempeste e bore e monsoni
- chi sa se dietro vento percepito v'è meno intensa brezza? -
Indi la morte ripristina parmenideo vuoto
e deserto e silenzio e taiga falcidiata all'ultimo lichene
La morte delle trabeazioni a innesto polimorfo
e delle inquisitività a sfondo smorto
Quel che luccica e quel grieve sussurro
quel modesto disporre d'opzioni
quel grandioso mirare all'eterno, quell'incolto germoglio virente
quel miserabile stuolo d'aporie giganti
quel multiplo impaccio d'ossianica memoria
quell'infermo dimorare in occluse cellette
quell'iniezione di scarafaggio nelle tempie
quest'istanze d'orpelli
quell'ime sozzure suspicienti l'osmosi
quel canto di lira dischiuso
quel boreale impianto d'irriverenti promesse a sé,
e quel perso indirizzo di astri
- le coordinate spesso echeggiano sulle inutili lamiere di sempre -
quell'invecchiate stagioni scolpenti imponderabili
siderei silenzi sugli arcani del mondo
quell'ilarità sospette d'oppio, e quel doppio susseguirsi
incostante
la morte dissipa e distrugge
La morte che fugge
La morte silente
La morte che stende il suo vello elegante
La morte universale emolliente biodegradabile in sé
Io non morii mai così come ora, poiché
di morte naturale non si muore, solo si scolora:
quel ch'uccide
quel ch'uccide è l'innaturale morte artificiale del vivere
La morte è il rarefatto coltello sul tavolo
che lo scegli per non morire