Lettera a mio figlio

scritto da Gusto Acciaio
Scritto 2 mesi fa • Pubblicato 2 mesi fa • Revisionato 2 mesi fa
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Autore del testo Gusto Acciaio

Testo: Lettera a mio figlio
di Gusto Acciaio

Ti vedo in cammino, in fuga da qualcosa oppure verso qualcuno. 

Passo risoluto e gambe smilze, aggrappato a te stesso dalle cinghie di uno zaino deformato di libri, hai sul viso un sole fastidioso che sembri vedere solo tu. O che esiste solo per te.

Il marciapiede è stretto e tocca passarci lo stesso, così ti è stato detto e non vale la pena starci troppo a pensare. 

Ci camminava un bambino qualche tempo fa su quel marciapiede che si è fatto piccolo.  Trovo i suoi pianti nei tuoi occhi accigliati, conto i suoi anni sulle costole che ancora riesco a scorgerti addosso, lunghe e lisce, sotto la pelle della schiena. Lo abbraccio ogni volta che il sipario del sorriso ti si apre sguaiato sul volto, con quei tuoi denti ancora bianchissimi.

Vorrei poter essere il guardiano di tutte le colpe che ancora non hai, ad attenderti al varco ed accoglierti con delle scuse che non capiresti, se non in un futuro ancora irrisolto, con i portoni ormai serrati alle spalle e tanti passi già percorsi.

Dolce fragile zattera, mi chiedi con gli occhi scuri cosa io abbia mai per te, adesso.

Quali rotte e quali porti vedranno il tuo passaggio o il tuo arrivo, quali tempeste, quali balene, quali addii. 

Non mi vedrai mentre solco le acque per aprirti il viaggio, non mi vedrai trattenere il respiro e lasciarti andare. Non vedrai le mie ragioni ed i miei sbagli, non mi riconoscerai nelle onde tagliate dalla chiglia. 
Vedrai però le mie mani, corde di coraggio, funi fatte della vita di cui vorrei poterti ancora nutrire. 

E se è vero che non è il vento che fa il navigatore, dimentica pure tutto ciò che è stato, dimentica da dove vieni, dimentica me. Ci ritroveremo, infine, insieme nello stesso porto con le nostre rotte diverse. Mi insegnerai tutto ciò che non mi è mai capitato, farai vivere la mia vita ad altri occhi, in altri luoghi, dentro altre epoche.

Sarà un viaggio lungo.

Usa le zavorre solo per fermarti a riflettere e curare. Impara a distinguere un arrivederci da un addio. Presta aiuto ai naufraghi, non sciupare le vele, tieni a mente la rotta quando è importante e necessario percorrerla.

E solo quando sentirò di essere molto, troppo stanco, riposerò con la tua sagoma lontana negli occhi, con la fede nel mare ed il cuore calmo.

Lettera a mio figlio testo di Gusto Acciaio
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