Il silenzio della sala

scritto da Claudio51
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Autore del testo Claudio51

Testo: Il silenzio della sala
di Claudio51

I vigilanti della nostra umanità: extraterresrri, intraterresti e/o superstiti della civiltà prededente la nostra; ombre che manipolano la nostra evoluzione, il nostro progresso culturale, scientifico e la religione: Avevano nella loro agenda l' impellente bisogno di creare una nuova umanità diversa dall' attuale proprio come successe all' umanità precedente la nostra, falcidiata, fatta diventare un' ombra senza storia, nascosta in parte nei miti dispersi nel tempo: Probabilmente c' è più verità nei miti che nella storia della nostra evoluzione, manipolata per nascondere, togliere libertà e pensiero, la consapevolezza di ciò che realmente avviene al risveglio della coscienza, la nostra coscienza tenuta in uno stato di dormiveglia, assopita, ipnotizzata per impedire di capire chi siamo realmente e da dove siamo venuti. Potremmo anche non essere asbitanti autoctoni di questo pianeta, ma derivare da una colonia di abitanti di un'altra galassia che hanno posto sulla Terra le loro basi. o essere addirittura dei cloni fatti evolvere in un' esistenza che non prevede un risveglio della ragione, fatti vivere nel sogno di una notte eterna e usati come forza lavoro; nel sogno di una notte eterna che non prevede il risveglio in un mattino nuovo dove la luce è verità e libertà responsabile. E tutto ciò per avere un' umanità maggiormente controllabile, ignara delle sue origini e della sua tecnologia, ( la distruzione della biblioteca di Alessandria per un incendio, altamente probabile il dolo, dice qualcosa a qualcuno?... Forse lì c' era un sapere atavico troppo grande per rischiare che potesse venire scoperto, un sapere che magari non è andato perduto, tenuto in segreto dai custodi del tempo che hanno conservato i testi originali e le tecnologie, i macchinari in città sotterranee, in luoghi impossibili, o forse molto più vicini di quanto immaginiamo. ) un' umanità controllata da grandi ombre che si sono evolute nel tempo, controllata da questa elite invisibile ai nostri occhi
aperti, ma ciechi dalla nascita. Un elite, ombra dei governi sempre più arrogante e con la pretenziosa ambizione d' onnipotenza. e manie di depopolamento mondiale, per un maggior controllo sui popoli, e con la scusa che siamo troppi, quando invece ci sono aree non abitate che occupano grandi estensioni di terre e che potrebbero contenere plurali mille e mille volte maggiori dell' attuale popolazione mondiale.
Il silenzio della sala era pesante come una nuvola di piombo. Le luci tramolanti disegnavano ombre strane sui volti dei presenti, donne e uomini avvolti in abiti sobri che sembravano aver rubato una parte della loro umanità da antiche statue di marmo. Il mondo esterno era stato ridotto a una vetrina inaffidabile: notizie selezionate, statistiche che brillavano come gioielli superficiali, false nel loro andamento di propaganda, promesse di progresso che profumavano di promesse vuote, di valori inesistenti. Nel centro della sala, una donna dalle mani pulite come il bianco della carta, posò una tavolozza di colori silenti sopra un tavolo di quercia; fotografie sbiadite, frammenti di storie cancellate, codici misteriosi che luccicavano in una luce fredda. Il suo sguardo - oscuro non chiedeva applausi, chiedeva memoria; era l' archivista delle cose perdute, colei che custodiva, non solo documenti, ma i ricordi di chi non aveva mai avuto diritto a viverli davvero.
" Non abbiamo bisogno di un' altra umanità per governare il mondo, " disse, e la voce pur ferma, portava una ferita vecchia: quella della consapevolezza che la libertà non è un dono, ma una lotta. " abbiamo bisogno di una memoria.Senza di essa saremo condannati a ricominciare sempre daccapo, senza imparare nulla. " Le riunioni, in passato avevano seguito una logica fredda; obiettivi, timeline, metriche di controllo. Ora, però, una piccola crepa aveva cominciato a farsi strada. Un ragazzo disperso tra i corridoi, aveva trovato una scatola di latta nascosta dietro una libreria cieca, piena di voci registrate in una lingua che nessuno osava riconoscere. Ogni registrazione era una finestra su una realtà diversa, una realtà in cui le persone potevano scegliersi la propria storia, oppure lasciarsela imporre. In quelle voci c' era la resistenza silenziosa degli invisibili: uomini e donne senza voce, che non rinunciavano al pensiero; insegnanti, artigiani, antichi custodi della memoria, artisti di strada, medici senza strumenti avanzati ma con una scaletta di raddonti che curava l' anima. Il ragazzo, che si cvhiamava Lian per usare un nome neutro, aveva compreso che la chiave non era spegnere la memoria, ma restituirla a chi l' aveva perduta; i vicoli, le piazze, i quartieri che erano stati trasformati in laboratori di consolidamento sociale. Ogni volta che qualcuno toccava una pagina, una piccola scintilla di verità risorgeva nelle menti spezzando l' incantesimo dell' oblio. Intanto, dall' alto, i vertici della proto - elite osservavano. Non era più una questione di potere, ma di potere affidato e revocabile. L' ombra del vecchio mondo non voleva dissolversi senza lottare. " se la memoria torna, " mormorò uno di loro, saldo come una pietra in un anfitrione di risacca, " allora anche la nostra legittimità potrebbe vacillare. " Eppure, nonostante la paura, si azzardavano a credere che l' umanità, se ricordasse, avrebbe potuto scegliere una coesistenza diversa: non il controllo totale, ma una responsabilità condivisa, una gestione che sapesse che ogni sguardo rubato, ogni sogno soffocato, lascia un vuoto che prima o poi chiede di essere riempito con giustizia.
La storia prese una svolta quando Lian, spinto dall' eco delle registrazioni, decise di lanciare una piccola imperfezione nel sistema: un programma che non doveva esistere, una funzione clandestina che consentiva agli utenti di accedere a verità soppresse, a storie degli ultimi secoli, a mappe di comunità dimenticate. Non era una rivolta aperta, ma una cassetta di pandora aperta in segreto, una chiave che permetteva di rivedere i confini tra ciò che era stato detto e ciò che era stato nascosto. Ogni persona che toccava quel programma sentiva una scintilla diversa: aslcuni riconoscevano i volti dei loro nonni, altri scoprivano padri che avevano combattuto per una libertà che non era stata mai loro data. Era come se la memoria avesse cominciato a respirare di nuovo, indipendente dall' idea di un ordine che pretendeva di sapere meglio. In poche settimane la consapevolezza si diffuse: non si trattava di distruggere ciò che il potere aveva costruito, ma di ricucire la patina superficiale con fili di verità tessuti a dovere.Le persone iniziarono a domandare: chi siamo davvero?... Qual' è il nostro diritto di ricordare?... Il nostro diritto di pensare?... Qual' è la nostra responsabilità verso chi verrà dopo di noi?
La tensione tra controllo totale dell' umanità e memoria diventa la vera trama della storia. E mentre la notte scivolava avanti, la domanda era chiara; se l' umanità potrà mai essere libera di scegliere, non sarà forse proprio grazie a chi ha avuto il coraggio di restare fedele ai propri ricordi, anche quando tutto intorno sembrava volerli cancellare?... Non sarà forse un merito e un grazie a chi ha saputo mantenere vivo il pensiero e discernere l' utile dal dannoso, per imboccare strade di verità giuste e libertà responsabile?

Il silenzio della sala testo di Claudio51
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