La sedia a sdraio.

scritto da Michele 57
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Autore del testo Michele 57

Testo: La sedia a sdraio.
di Michele 57

Ieri sera sul tardi, proprio mentre ero accinto a godere della sensazione di un fresco inesistente sul balcone coperto di casa mia, ho avvertito un leggerissimo schiocco e la mia sedia a sdraio, reclinandosi verso la mia destra, è inesorabilmente crollata alla volta del pavimento, ormai irreparabilmente sfasciata.

A ben vedere, si è trattato certamente di una assoluta banalità, poiché l’oggetto dell’accadimento veniva a riguardare soltanto una modestissima sedia a sdraio, che avevo avuto ad acquistare presso un magazzino all’ingrosso, nel luminoso pomeriggio della tarda primavera di un'epoca che, travolta dal turbinoso vortice del tempo, mi si era resa ormai remota; pur tuttavia, l’umile manufatto, con il suo silenzio discreto, mi aveva fedelmente accompagnato, per oltre quarant’anni, lungo il corso di quel cammino tortuoso, che è venuto a segnare il solitario scorrere della mia esistenza.

Alla sola considerazione di quella suppellettile, ogni volta, mi si ravvivava nell’animo l’eco sopito di tante aspirazioni, situazioni e persone, definitivamente smarrite fra i torpidi fondali del passato. Mi rivedevo, ancora giovane, assiso su quella sdraio, fra la rena chiara di una riva discreta del Ticino, assorto nell’inutile studio per un concorso che non avrei mai vinto. Oppure, mi ritrovavo seduto ai margini di una campagna, sul far della sera, a disperdere lo sguardo nelle luci di un tramonto estivo, vagheggiando il sorriso di una fanciulla che non mi avrebbe, poi, mai ricambiato, mentre il registratore portatile seminava lieve, fra i veli dell’ombra incipiente, le note accorate dell’aria “Intorno all’idol mio” di Antonio Cesti.

Quella sedia a sdraio, insomma, veniva a costituire una sorta di tramite fra il mio presente ed il mio passato e me ne resi obiettivamente conto soltanto quando, dopo averla lasciata a giacere, per svariati anni, presso la mia vecchia abitazione di Pavia, la portai finalmente a Gorizia, dove mi ero trasferito ed avevo montato casa. Grazie a lei, emozioni e sensazioni, che avevo ritenuto essersi inesorabilmente disperse fra le caligini misteriose del tempo, erano ritornate a visitarmi, per un attimo ancora.

Ora la mia vecchia “chaise longue” (così ne indicavano il genere i miei anziani nonni) si è definitivamente rotta e, così, se ne andrà mestamente a giacere solitaria in una discarica, recando con sé la compagnia infranta di tanti fra i miei sogni lontani …
La sedia a sdraio. testo di Michele 57
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