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Non ce lo
diciamo
quando il cuore
varca i confini,
quando l'amore
e la paura
esondano.
Rimaniamo muti
in balia degli eventi,
come marinai
attendiamo
la bonaccia
impotenti di fronte
alla forza del vento.
Se avessi coraggio
vi chiederei
che a parlare
fosse il vostro
cuore
e non le vostre labbra,
tanto e' lì
che le verità
prendono forma.
Nudo
come sono
venuto al mondo,
senza vestiti
a farmi da corazza,
senza timore
vi chiederei
se anche a voi
spaventa la morte.
Non e' argomento
di dibattito
semplice,
di filosofia spiccia,
e' più utile
osservare il volo
di un calabrone
impazzito
dal profumo
dei fiori.
Dalla sua felicità
dovremmo partire,
dall'estasi delle
traiettorie,
dai disegni
nell'aria,
dalla primavera
inondata di luce.
Perché
e' l'assenza
di questo volo
infinito
che ci sgomenta,
e' restituire
ciò che abbiamo
preso in prestito
credendo fosse
nostro.
E'' accorgersi
di essere stati
parsimoniosi
di carezze,
di sorrisi
di baci
di lacrime
salate come
mare,
di avere
apparecchiato
per pochi
la nostra tavola,
di avere difettato
in generosità
di non avere
speso tutto
quello che avevamo
i tasca.
Di avere
imparato poco
dalla danza
del calabrone,
dal suo librarsi
in volo,
dalla sua perturbante
libertà.