Le assaggiatrici
Ogni giorno un banchetto, ogni
piatto, un verdetto.
Tra porcellane lucide e sguardi
d’acciaio,
noi, quindici ombre nel ventre
del “macellaio”,
costrette a mangiare, a tacere,
a sperare.
Non era fame, ma terrore
mascherato,
il cibo abbondante, il gusto
alterato.
Un boccone, un respiro, l’attesa,
un’ora sospesa,
un atto osceno, tra vita e veleno.
Le SS ci scrutavano, come topi in
gabbia ci trattavano,
ma noi eravamo donne, non cavie,
persone e non larve.
Il nostro corpo, campo di prova,
il nostro silenzio, un grido dell’anima.
Margot lo disse, decenni dopo:
“Non morivamo di fame e stento,
ma di paura, e spesso veleno”.
E’ in quella frase la verità, di chi
ha vissuto l’abbondanza
peggiore
con il veleno e non con l’amore.
Le assaggiatrici testo di MauroZani