61-Astrale

scritto da Iviola
Scritto 10 giorni fa • Pubblicato 8 giorni fa • Revisionato 8 giorni fa
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Testo: 61-Astrale
di Iviola

Quando ero piccola pensavo che tutto fosse già lì. Tovaglie, posate, piatti pentole, tessuti tutto era già da sempre in casa e non concepivo possibile che esistessero negozi di casalinghi o che da qualche parte, in qualche casa, ci fossero uguali salviette e bicchieri.
Per me era un mistero, come il concetto di numero del mese - è il 30 gennaio - oscuramente credevo fosse un conteggio di cittadini (morti? partiti? in vacanza?).
E avevo frequenti deja vu. Ma potenti, tanto da farmi credere d’avere avuto un’altra vita, non meno densa e dolorosa di questa.
Per un po’ ho creduto di avere poteri mesmerici sugli altri: seduta sui gradini dei giardini di Boboli a Firenze a diciassette anni riuscivo a far comunicare con me perfetti estranei (molto carini) per conto terzi, compagne che si atteggiavano a donne di mondo - ovviamente, e a farli interessare. Forse era merito dei giardini.
Un paio di volte son sicura d’aver perso lo spirito.
Una volta alle elementari ero a scuola, seduta in classe e sono sicura d’avere visto me stessa dall’alto mentre mi libravi a metri in su.E mi osservavo con tanto distacco che avrei potuto andarmene via, lasciando quel guscio vuoto a vivere al posto mio - annuendo camminando e rispondendo agli altri.
La volta però in cui levitai fu la migliore.
Avete mai provato un amplesso di bocche, di mani e di sguardi? Oltre ai classici sessuali, si intende. Io sì. E non escludo di averne provati altri, ma questi sono i più potenti della mia esperienza.
Eravamo a Pinarella di Cervia in quel caos allegro di età e sessi dove nessuno controllava davvero: una vera vita selvaggia tra adolescenti precoci.
Il mio corteggiatore si chiamava Carmine, era il figlio di una delle inservienti della Basilicata, ed era bello come un dio greco (mia precoce ossessione, la mitologia, merito anche di Epica che studiavamo alle medie). Era in piena, appiccicosa (di fluidi corporei s’intende anche), molesta e volgarissima tempesta ormonale. Un satiro adolescente con gli occhi da Apollo e la pelle dorata (non del pollo) di un eroe a scelta, Perseo per cambiare un po’. Insomma, mi tampinava.
Una sera in liberissima uscita in un parco buio pece, seduti a un tavolo ci scambiammo un bacio profondo. Molto profondo. Lui non era bravissimo (pur poco esperta e consapevole di chissà quante altre aveva baciato, insomma poca tecnica) e nel pesto nero pareva d’essere al centro dell’universo, due sole bocche incollate.
Pure gli occhi chiusi avevo, per sicurezza.
Ebbene, finito il nostro umido amplesso, tornammo col gruppo. Ricordo nettamente che LEVITAVO sul marciapiede. C’erano almeno cinque centimetri tra le mie suole e l’asfalto. E durò tanto. Tutto attorno era un luccicante altrove.
Un po’ come l’emicrania con aura: vedo circoletti luminosi e iridescenti davanti a me, un sapore mistico new age per un quarto d’ora sano. E poi tutto torna com’era, non so se per fortuna o perché così deve essere, come i piedi per terra.
Avevo poi undici anni. Ero al CAG (centro di aggregazione giovanile - struttura che accoglieva allora i ragazzi dagli undici fino ai sedici per mangiare nel dopo scuola e studiare, ed eventualmente fare dei laboratori) in un edificio molto piccolo, solo in sei ragazzi e ragazze, con due educatori eccezionali, Aldo e (credo) Marta.
Fra i ragazzi c’erano due fratelli pugliesi: Piero e il maggiore Rallo (giuro, si chiamava così). Ovviamente Piero era un dio greco in miniatura: sorriso abbagliante, occhi fanali azzurri, bassino, pelle bronzea. Eravamo in estasi io e lui. La casetta fuori dall’edificio, in penomrba, il nostro rifugio. Pura corporeità.
Una volta eravamo seduti al tavolo uno di fronte all’altra e sotto ci toccavamo le mani, solo quelle - lentamente - senza sosta. Da perderci la testa. Un’altra sdraiati fianco a fianco su un materassino da palestra ci fissavamo negli occhi, senza sfiorarci. Così intenso che mi alzai e scappai via.
Non menziono nei particolari il primo amplesso (questo erotico classico) col mio attuale consorte. Praticamente avevo le visioni: bolle colorate, stelline con la scia, pulviscolo colorato, e tutto ciò che di irreale vi viene in mente.
Il corpo è un mistero per me: è potenza pura, trascina tutto via, ti dilava ogni scelta razionale e finisci per essere pura mente e spirito  che galleggiano tra i mondi, senza essere più connessa alla superficie terrestre. 

61-Astrale testo di Iviola
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