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“Desidera altro, signore?”.
“No, grazie. Sono a posto così”.
Il ragazzo rimase fermo di fronte a lui per un paio di secondi, come se stesse cercando le parole da dire – o il coraggio per dirle –, poi, a labbra strette, dopo aver accennato un movimento con la testa, girò sui tacchi come un ufficiale in parata e si allontanò.
Andrea, gambe accavallate e dita delle mani intrecciate appoggiate sul ginocchio, ruotò il polso destro e guardò le lancette dell’orologio. Un veloce calcolo mentale e stabilì che erano trascorse più di quattro ore da quando si era seduto al tavolino nella veranda che dava sul mare, un bicchiere con due dita di soda sgasata e un piattino con gli avanzi di un tramezzino di fronte a sé. Aveva lasciato abbastanza nel bicchiere e nel piatto perché i camerieri non gli sparecchiassero il tavolo. Non gli piaceva l’idea che qualcuno pensasse che fosse un cliente che non consumava.
Guardò verso il mare – il sole era ormai una grande arancia tremolante. Le giornate avevano iniziato ad accorciarsi molto più velocemente di quanto gradisse.
Sbriciolando un angolo del tramezzino rifletté su quanto non fosse mai contento, su come ciò che desiderasse fosse sempre quello che non aveva più.
Lanciò le briciole verso la staccionata in legno e metallo – ormai cotti e deteriorati dal sole e dalla salsedine – e il piccolo uccello che lo stava studiando da qualche minuto balzò giù e zampettando se ne cibò avido provocando gli sguardi infastiditi di un cameriere che agitando un telo lo fece volare via.
Guardò il telefono, senza toccarlo. Non l’aveva mai spostato da quando era arrivato; l’aveva poggiato con lo schermo spento rivolto verso l’alto, e spento era rimasto. Nessuno l’aveva cercato. Lei non l’aveva cercato.
Ciò che desiderava era quello che non aveva più.
Staccò un altro pezzo di tramezzino e lo gettò verso il suo nuovo amico volatile. Il cameriere fece due passi per andare a cacciarlo, poi dovette pensare che in fondo quella non era una sua battaglia e se ne andò. Andrea sollevò un angolo della bocca: aveva supposto che il tira e molla sarebbe durato più a lungo, non si era aspettato un abbandono già al secondo round. Il cameriere si era arreso in fretta, troppo in fretta.
Come lei.
Accesero le luci, tristi luci a LED che consumavano poco e che altrettanto poco si intonavano col resto della struttura. Una brezza marina gli spettinava i capelli mossi, lunghi fin sopra gli occhi. Lasciò fare – lasciò che il vento decidesse per lui l’acconciatura, che i brividi gli percorressero le braccia nude, che si incuneasse sotto la maglietta e dentro l’anima. Sentiva il bisogno di provare qualcosa. E il freddo era perfetto.
Sollevò un indice e una ragazza si materializzò davanti a lui, composta, in gilet, le mani dietro la schiena.
“Vuole ordinare signore?”.
“Una birra”.
“Abbiamo birra alla spina, in bottigliette, di importaz…”.
“Sì”.
“Vuole una spina signore?”.
“Sì”.
“Media, grande, picc…”.
“Sì”.
La ragazza tacque, con la bocca socchiusa, poi – come dopo il reset di un computer – riacquistò il sorriso da lavoro.
“Perfetto, signore. Una birra alla spina media per lei. Gliela porto subito”.
Andrea calò piano le palpebre e il capo, licenziando la cameriera.
Sì, pensò. Tutto quello che volete.
Era notte, ormai. Ora lo era anche fuori. Dentro di sé, erano giorni che non penetrava luce.
La mano attorno al bicchiere, Andrea fissava lontano senza vedere niente. Qualche sporadica bollicina di anidride carbonica riemergeva zigzagando stanca dal fondo del bicchiere.
“La birra non era di suo gradimento, signore?”, chiese la cameriera.
“Era perfetta”, disse, continuando a fissare il nulla senza girare la testa. Non l’aveva neanche sfiorata.
Era perfetta, pensò.
Lei era perfetta, pensò.
Inspirò. Annuì. Si alzò.
“Era perfetta”, disse.
Si infilò una mano in tasca, tirò fuori una banconota dal taglio molto più alto di quanto avrebbe dovuto pagare e la poggiò sul tavolo.
Piano, si avviò.
“Signore, le porto il resto?”.
Continuò a camminare.
“Signore, non vuole il resto?”.
Continuò a camminare.
“Signore, il telefono! Ha dimenticato il telefono”.
Continuò a camminare.
Continuò a camminare.