L'ultimo sorriso

scritto da Marco M.
Scritto 6 giorni fa • Pubblicato 5 giorni fa • Revisionato 5 giorni fa
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Autore del testo Marco M.
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Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì.
- Nota dell'autore Marco M.

Testo: L'ultimo sorriso
di Marco M.

Vennero a prenderci nel pomeriggio mentre io e mio fratello studiavamo il sistema solare. A casa c'era la nonna, la mamma e la zia. Mio padre era ancora a lavoro. Buttarono giù la porta e ci presero di peso, il mio fratellino se la fece addosso, me ne accorsi subito e anche un soldato se ne accorse. Rise e gli diede un buffetto sulla testa. 

Nessuno capiva cosa stava accadendo, perché non ci fu il tempo per farlo. 
Mia madre urlò, mettendosi di traverso sull'uscio della porta divelta. Le fu ordinato di mollare la presa, di darci un taglio, altrimenti avrebbero arrestato anche lei. Mia madre allora urlò con più forza, divenne paonazza e si gettò a terra piangendo.

Ci accompagnò per le scale con i vicini increduli, alcuni divertiti e altri sul piede di guerra contro quei soldati così spavaldi e così giovani. 
Quando ci legarono i polsi con il fil di ferro, mio fratello guardò mia madre; aveva già consumato tutte le lacrime, così disse soltanto: "stai tranquillo, hai capito? Stai tranquillo, io e papà vi veniamo a prendere prima di sera!" Un soldato rise e un altro ci spinse con violenza in una vecchia camionetta che puzzava di vomito e mais rancido.

Mio fratello vomitò subito il latte e biscotti della merenda, io non riuscivo a pensare ad altro che alle grotte dove portavano quelli come noi. 
A scuola, nell'ora di ricreazione, si diceva che ai ragazzini tiravano via i denti e le unghie senza neppure interrogarli e li facevano penzolare a testa in giù. Lo facevano perché erano certi che non sapevano nulla, quindi era solo per vedere come si contorcevano dal dolore mentre i soldati scommettevano su chi per primo avrebbe perso i sensi.

La mia mente si muoveva ad una velocità pazzesca, vagando da un'immagine all'altra, da una paura a un'altra. Mio fratello invece sembrava si fosse improvvisamente calmato, ma ora gli tremavano le mani. Gliele strinsi forte. Il fil di ferro era così stretto che entrambi i nostri polsi sembravano zamboni andati a male.
Gli diedi un bacio sulla fronte come faceva papà con noi tutte le notti prima di andare a lavoro e lo guardai negli occhi tentando di sorridere. Mi sorrise e il suo viso si illuminò dei primi timidi riflessi di un tramonto color terracotta che penetrava dalle sbarre della nostra prigione mobile.
Quella fu l'ultima volta che vidi il volto di mio fratello.

Arrivati a destinazione, dopo ore o forse giorni di tragitto, ci separarono: io fui portato in un carcere per adulti, ma pieno di ragazzini della mia età. Mio fratello finì nelle grotte, che in verità erano bunker scavati sotto la prigione per ordine del governo.
Trascorso un lasso di tempo che non ho mai più saputo quantificare, venni liberato assieme ad altri prigionieri della mia età. Alcuni sembravano invecchiati di vent'anni, altri essere regrediti a uno stadio infantile, incapaci di parlare e di camminare correttamente. 

Prima di uscire ci fecero spogliare, ci ammucchiarono contro una parete e con le pompe a getto d'acqua congelata ci scrostarono quel po' di dignità umana che ci era rimasta. 
Ma il momento peggiore fu quando riabbracciai mia madre. Ricordo di non aver provato nulla, né commozione né gioia né rabbia. 
Mi sentivo come uno scolo di fogna che galleggia sulla superficie di un lago lucente. 
Il sorriso di mia madre e il calore dell'abbraccio di mio padre avevano offuscato persino i raggi del sole. 

Non tornammo mai più alla nostra vecchia casa. Non esisteva più nulla. Ma nonostante tutto la vita intorno a noi continuava a scorrere e ben presto la neve coprì le strade e le montagne presero il tipico aspetto da pandoro con lo zucchero a velo. 
Spesso non so dove mi trovo o cosa sto facendo. Spesso sento il bisogno di respirare a pieni polmoni. La scuola non mi piace più, me ne sto in un angolo e fisso la cartina con i pianeti e le stelle della galassia e mi chiedo: dov'è la casa di Dio tra quel mucchietto di macerie che una volta era il nostro paradiso? Poi chiudo gli occhi e mi sembra di vedere in lontananza due piccoli tramonti che mi fissano alla fine di un lungo viale alberato. 

“Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì.” (Rumi, poeta Sufi) 

L'ultimo sorriso testo di Marco M.
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