Sinfonietta

Una costellazione di semafori arancioni muta in rosso. Lo sferragliare del tram suona una dominante che poi risolve sulla tonica: è parte di primi violini. L’asfalto che reboa al passaggio della figura scura d’un automobile è parte di contrabbassi. I grilli sono un acuto di violini secondi: suonano un tremolo di crome. La sirena di quell’ambulanza che passa veloce è un glissando di clarinetto. Il clacson è il corno. Un sordo tombino ha il timbro di timpano e durata d’una semiminima. L’aereo che viaggia nell’aria scrive la parte dei violoncelli. Il rombo di una R6 che riparte è un controfagotto. Castagnette sono i passi di una dozzina di persone che scendono in metropolitana, ove il segnale d’avviso è un vibrafono che suona un arpeggio con la prima, la quarta e l’ottava, mentre le ruote dei convogli che incidono i binari sono minime altissime di oboi in crescendo. Resta il silenzio di una notte ad imbastire il tutto: il silenzio è il compositore.