3099 – La Strappalacrime (PARTE 3 di 3)

scritto da anderwritten
Scritto 7 mesi fa • Pubblicato 4 ore fa • Revisionato 4 ore fa
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Terzo racconto della serie. Un horror fantascientifico e paranormale che si pone la domanda: "Cosa succede quando la IA più avanzata del pianeta viene incaricata di eliminare un fantasma?"
- Nota dell'autore anderwritten

Testo: 3099 – La Strappalacrime (PARTE 3 di 3)
di anderwritten

X – Assoli Esplosivi


Vicino alla finestra, da cui entra un venticello gelido, fluttua una falce.

"Ha mai avuto paura di quel che non può vedere, ma con la consapevolezza che sia presente, madamoiselle? Anni fa alieni e fantasmi sembravano solo fantasie impresse sui romanzi, ma chi avrebbe mai detto sarebbero esistiti veramente?"

Poggio lentamente la radio a terra.

"Hai pensato proprio a tutto, ma ti è sfuggita questa."

Il ghigno sulla faccia di El Verdiente cade in un'espressione più seria: "Cerca di scusarsi con Caroline donandole un rimpiazzo per l'mp3?"

"Molto meglio di quello. È una macchina per il caffè."

"...a forma di radio degli anni duemila?"

Premo il tasto per un ristretto e glielo offro: "Vuoi favorire?"

Mi guarda perplesso, ma accetta, con un sorriso che sta al gioco.

"La ringrazio. Non è da tutti offrire qualcosa sul letto di morte."

Lo beve, guardandomi attentamente.
Sento dei piccoli passettini correre dietro di me.

"Peccato sia ancora in piedi."

I suoi occhi si aprono un po' di più nel vedermi accendere la radio col piede.

Uno schiamazzo improvviso rimbomba nello scarso spazio del tiburio.

[MASTERware: CBRPOL-3RDGEN-HEADPHONES MATERIALIZZATE E PRONTE ALL'USO][ATTIVATO ISOLAMENTO ACUSTICO FOCALIZZATO SU FONTE PERSONALIZZATA]Il mariachi si tiene alle orecchie: "Ah! Non pensavo fosse quel tipo, madamoiselle!"

Credo anche StrappaLacrime sia stordita: la falce è a terra.
Quella scienziata ci ha azzeccato?

"Tuttavia..! Preferisco i grandi classici!"

Con un movimento leggiadro e lesto delle dita, la rosa che teneva in mano si trasforma in una rivoltella, pronta a sparare.Sta mirando alla radio.Ma la mia mano è più rapida: la katana gli mozza il polso.El Verdiente strepita, ma sotto il suono dei bassi violenti il suo grido è sordo.

Una veloce gomitata allo stomaco e un calcio roteante, e lo stendo al pavimento, privo di coscienza.

"“?? ?????!” Una vocina cerca di farsi sentire in mezzo al caos degli assoli di chitarra pesanti, strillando, “?? ?????, ???????!”

[RILEVATE DUE SENTINELLE NELLE VICINANZE]

Deve essere la Cyberpol rimasta...

Spengo la radio e punto la katana alla gola del mariachi svenuto: "Se non vuoi più sentire certe melodie, vedi di passare oltre. Non è più il tuo mondo questo."

La falce però si innalza.

"Dico sul serio. Non provare a fare mosse azzard—"

[RILEVATO MISSILE RPG-9CG IN AVVICINAMENTO DALL'ESTERNO]

Ma che—
Vogliono far saltare il tiburio?

In una frazione di secondo, raccolgo la radio al volo e do una rapida occhiata all'uomo steso a terra.
Afferro anche lui e mi lancio dentro un portale ultra-dimensionale.

[...]

Finalmente un momento per respirare, anche se l'odore nauseante di escrementi umani mi intasa naso e circuiti.

Esco dal bagno dell'Autostop Galattico con l'holo-tinta bionda attiva. Ignorando le occhiate stranite di clienti e dipendenti vado sulla balconata esterna del satellite e attivo lo zoom per le grandi distanze verso la villa: il tiburio è completamente aperto e in macerie.

Ho qualche ora di tempo prima che la Cyberpol indaghi sui residui rilasciati dal varco. Sono al sicuro, per ora.

Ho lasciato il mariachi in bagno, con la porta chiusa a chiave.

Mi viene da ridere al pensiero che non vedrà più alcun cavallo.

Per evenienza gli ho tolto dalla tasca anche l'orologio a cipolla: è solo un interruttore che aziona da remoto un dispositivo prestabilito, come un banale telecomando.

Infatti, premendolo qui, a chilometri e chilometri di distanza, non accade nulla.

Tuttavia... ripensando a ciò che ha detto, forse sarebbe stato meglio se non fossi tornata lì.

Per quanto meschino, quel che stava facendo, era quasi un servizio di pubblico interesse.

Anche se la Cyberpol trovasse quelle prove per incriminare finalmente i Banditos Clementis, dovrà vedersela con una bambina invisibile, e assetata di... volti da sfigurare.

Stringendo il corrimano, adocchio la splendida vista della Terra, il nostro piccolo pianeta – maestoso da quassù – dove noi umani abbiamo vissuto per millenni...

Mi guardo le dita e riguardo il pianeta.

Una grande tecnologia... e siamo comunque così piccoli.

Rimango in silenzio per un po'.

Non sono più di proprietà del Mainframe, o sotto il comando di Cinquantotto.
Non sono più incaricata di intervenire su quel caso.

Eppure...

Eppure sento che potrei fare lo stesso qualcosa.

Sono diventata una mercenaria... uccido e saccheggio per soldi, ma a essere sincera è solo un pretesto per pagarmi da mangiare e non attirare troppo l'attenzione. Per non finire di nuovo dentro la Struttura.

Terry...

Terry sarebbe rimasto in quella villa.
Avrebbe lottato... anzi, aiutato meglio di me quella bambina.

Quanto mi manca...

...uno strillo, però, interrompe i miei pensieri.



XI – Trapasso Interstellare


Mi giro, con un gelido brivido.

Tengo la katana e passo per passo mi avvicino lentamente alla porta a due ante del fast food orbitale.
Dall'oblò di vetro vedo la gente uscire in preda al panico, rovesciando sedie e bibite.

Non ci posso credere, è ancora lei.
Vicino a una cassa, l'immagine di StrappaLacrime si trascina dietro un cadavere sconosciuto. Ha le dita conficcate a forza nel suo naso, e lo tiene come se stesse tenendo una palla da bowling.

Il resto della faccia è completamente scorticato e parti di teschio saltano facilmente all'occhio.

Per terra, la striscia di sangue inizia dal bagno.

Devo fermare questo mostro e farla finita qui.
Sta attaccando qualsiasi cosa gli capiti davanti. Senza El Verdiente è fuori controllo.

In qualche modo, però, i sensori rivelano molta meno concentrazione di ectoplasma. Che sia dovuto alla lontananza dalla villa?

Il mio cuore... uno dei miei due organi ancora umani, lo sento battere.
Nella mente invece ho un obiettivo.
Non mi pagheranno mai per questo, ma si trova qui a causa mia.

Apro le ante oscillanti. La ragazzina si volta verso di me e lascia la presa.

La katana non servirà a niente, stavolta è disarmata.
La falce era davvero un giocattolo, se può fare quel lavoro a mani nude.

"Quello che ti è successo è stato orribile."

Lei china la testa: "Vuoi giocare?"

"No, Caroline."

"Mi vuoi uccidere?"

"Non più."

"Bugiarda."

"Il contratto è annullato e non accetterei comunque di riprovarci. Sei già morta millenni fa, Caroline. Hai solo bisogno di passare oltre."
Mi volto, dandole liberamente le spalle, e torno sulla balconata: "Vieni", le sorrido di profilo, "qua fuori c'è una vista bellissima".

Nessun raggiro questa volta.

Per qualche secondo, sono sola nello sfondo nero del cosmo. Con la Terra davanti.

Sarà un fantasma impazzito e assetato di sangue, ma Terry direbbe che c'è ancora una bambina lì dentro.
Una bambina col desiderio di giocare, di scoprire... direbbe che è ancora lì.

La mia bambina interiore, che credevo morta, rinasce temporaneamente con le memorie aperte nell'interfaccia pop-up.
Come vedere una videocassetta del millenovecento, guardo una lontana me stessa gioire nell'osservare la Terra dallo spazio.

Mi piaceva immaginarla senza quelle città orbitali e quei vari satelliti che vagano in orbita.

Guardarla senza confini. Senza parole.

Ignoravo meglio le sagome grigie durante i viaggi orbitali con mio nonno, dove di consuetudine mi affacciavo e scandagliavo con lo sguardo ogni angolo delle coste dei continenti.

Chissà se a Caroline sia rimasta, da qualche parte nel suo spirito nevrotico e oscuro, questa umanità...

All'improvviso sento correre.

Le ante sbattono, ma non mi volto.

Sento passi che man mano rallentano.

"Non è bellissima? Guardarla fa dimenticare i problemi."

Mi giro, e mi sento strana: che sia la gioia nel vedere un mostro come lei fermarsi un secondo dal compiere omicidi, solamente per contemplare la bellezza di quello su cui poggiamo i piedi tutto il tempo?

Anche lei sta osservando i lati dei confini terrestri, che separano acque e mari da terra e monti.

Ma dura poco.
Perché mentre incrociamo gli sguardi, le sue mani si artigliano.
La testa si abbassa.

Si slancia verso di me e mi salta addosso.

Apro un varco dietro.
Non faccio in tempo a oltrepassarlo: mi ha già assalito, attaccando le sue gambe alle mie spalle.

Mi copro il volto: stavolta mira a staccare le placche del dorso delle mani, infilando le dita nelle fessure.
Ma sono troppo gracili per staccarne il metallo.

Spiacente, non è carne questa.

"...questo satellite... è protetto da una cupola artificiale d'ossigeno, e simula la gravità terrestre..."

In qualche modo il tono calmo e per nulla spaventatodella mia voce la ferma dal tirarmi i capelli.

"Se non fosse per questo, saremmo disperse nello spazio."

Senza esitare, mi lancio di sotto e cadiamo entrambi verso il pianeta.

[MASTERware: BUBBLE-HEAD attivo. Disponibilità O? ottimale.]

Una bolla d'ossigeno mi si chiude attorno al capo e StrappaLacrime mi lascia il volto per l'improvviso scatto.

Allontanandoci sempre di più dal fast food, superiamo la barriera del satellite fluttuando nel vuoto cosmico.

Non mi può sentire, ma può vedere il labbiale.

"Addio, Caroline."

Coi propulsori orbitali al massimo della potenza, giro su me stessa alla velocità di una lavatrice in centrifuga.

Per le sue piccole gambe è fin troppo: dopo qualche giro si staccano.

Non ho idea di cosa stia dicendo, ma spedita in un'altra direzione cerca di nuotare verso di me; poi tenta altrove, sgomentando gesta a caso, invano.

Apro un altro varco e la guardo coi piedi al sicuro, poggianti sulla balconata di prima.

"Stava giocando nel giardino, quel giorno."
La voce di El Verdiente? Mi volto e lo vedo sorridente con le mani in tasca.

"Chi non muore si rivede."

Allarga di più il sorriso: "Sa, madamoiselle, tra i documenti di quella villa ho trovato il testamento del padre e parlava di Caroline."

Mi volto nel nero cosmico.
Il fantasma diventa sempre di più un puntino.

"La descriveva come una ragazzina molto allegra, pura e di buon cuore. Trasferendosi in campagna, fuori città, aveva perso gli amici ed era tutta sola ogni giorno, poiché i genitori lavoravano in paese. Finché un pomeriggio non inciampò di faccia nella fontana, mentre giocava in assenza dei maggiordomi. Pensi: sono stati tutti licenziati dopo l'accaduto!"

È la prima volta nella mia vita che provo profonda pietà per qualcuno.

Eppure mi sono sbarazzata di un mostro che avrebbe continuato a uccidere chiunque entrasse a casa sua. Innocenti e colpevoli.

Gioia e pietà in una sola giornata...
Non sono proprio il tipo per provare certe emozioni.

"Credo che certe entità le chiamino «Poltergeist». Probabilmente la presenza di malviventi nella casa di famiglia l'ha fatta parecchio infuriare."

"Non dev'essere uno spettacolo ricevere sconosciuti e vederli tramare chissacché sotto il tuo vecchio tetto. Comunque, spiacente di aver rovinato i tuoi piani", faccio con sarcasmo.

"Che ci può fare, madamoiselle. C'est la vie", il solito (finto) gentiluomo, "a ogni modo, semmai le nostre strade non si incroceranno più, la ringrazio per il caffè. Aveva un buon retrogusto."

Mi viene da sorridere.
Forse non tutti i mariachi sono totalmente svalvolati.

"Questo Autostop ne fa di migliori", gli rendo indietro l'orologio, "tieni, è una tua memoria, in fin dei conti."

"La ringrazio", se lo intasca.

Entrambi guardiamo l'immagine di Caroline, che sempre più lontana dal dispositivo si destabilizza.

Non so dire il perché, non so dire se ne valga la pena, ma prima che si disattivi del tutto, apro un varco ultra-dimensionale dietro di lei.

Le coordinate: randomiche. Ma mi sono assicurata fosse al di fuori della nostra galassia, in un pianeta disabitato e non ancora visitato dall'uomo. In assenza di altre forme di vita.

Sperando possa trovare pace lì, lontana dal posto che la uccise nell'anima.

3099 – La Strappalacrime (PARTE 3 di 3) testo di anderwritten
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