Il parco della Murgia

scritto da giorgiog1
Scritto 3 giorni fa • Pubblicato 14 ore fa • Revisionato 10 ore fa
0 0 0

Autore del testo

Immagine di giorgiog1
Autore del testo giorgiog1

Testo: Il parco della Murgia
di giorgiog1

Non più tardi di una decina di giorni fa, trovandomi a Matera, scelto un ristorante quanto meno poco turistico, mi pare si chiamasse l'Arco, posta sul tavolo la macchina fotografica con obiettivo particolare, si avvicinò il proprietario e, un discorso tira altro, scopro che è appassionato fotografo e buon conoscitore del falco grillaio.
A parte lui, buio assoluto in Matera circa pubblicazioni ornitologiche, tutti impegnati a vender oggetti ricordo ai numerosi, troppi gruppi, specialmente stranieri in visita. 
Tralasciando Giunti e Mondadori, ho rintracciato solo una libreria con qualche pubblicazione generica di interesse naturalistico.
E' la terza volta che vado a far foto al grillaio, sinceramente trovo Matera sempre più distante dal mio sentire.
Meno male che c'è lui, il grillaio!
Questo piccolo falchetto che è divenuto il simbolo in cui il Parco della Murgia si identifica.
Grazie alla sua spiccata attività di adattamento agli ambienti urbani, ha eletto questo territorio a residenza estiva preferita.
A Matera e nei comuni dell'Alta Murgia pugliese si riproducono ogni anno circa 2000 coppie, quasi l'80% della popolazione italiana e il dieci % di quella stimata a livello mondiale.
Il grillaio si ciba di insetti di grosse dimensioni quali cavallette e grilli.
Durante gli accoppiamenti e nei primi giorni di alimentazione della prole ricerca anche piccoli micro-mammiferi come le arvicole.
Il grosso della popolazione va poi a svernare in Africa.
Rari casi di svernamento si registrano sul territorio lucano e in alcune aree ionico calabresi.
Più genericamente, per quanto riguarda il Parco  in generale, si dice che "murgia" derivi da "murex", sporgenza rocciosa, e certo nessun luogo è più roccioso di questo altipiano coperto soltanto da povera vegetazione e interrotto da lembi di bosco o superstiti querce, testimoni di un passato più rigoglioso.
L'altitudine è modesta, perché supera di poco i 600 metri, mentre verso il mare, in prossimità di Taranto, si abbassa con una serie di caratteristiche gradinate.
Questa terra è sì il regno delle modeste lucertole e dei colubri, delle cornacchie grigie, delle taccole e delle gazze ma è soprattuttto  
l'habitat preferito di alcune specie ornitologiche rare nel quadro dell'avifauna mediterranea ed europea.
Ad esempio il pendolino, che costruisce un nido inconfondibile costituito da una soffice borsa pendente di lanuggine di pioppo, ed è stato scelto come simbolo dell'oasi di San Giuliano. Oasi questa, perfettamente integrata nel Parco regionale e di cui ne arricchisce la biodiversità grazie al suo specchio lacustre.
Una citazione a parte la merita il Gufo reale, signore della notte, silenzioso predatore nel buio di micro-mammiferi, piccioni fagiani e altri uccelli.  
Presente anche il Gufo comune, più piccolo del reale, ma ugualmente all'apice di una piramide biologica alimentare.
Nelle calde giornate estive il Capovaccaio, avvoltoio sacro agli Egizi, scruta il territorio alla ricerca di cibo; il suo contrastato piumaggio bianco, con le remiganti scure, la faccia ricoperta da pelle nuda gialla e la coda a cuneo rendono inconfondibile questo piccolo e raro avvoltoio che nel territorio del Parco riesce a riprodursi con un paio di coppie.
Nel nostro paese sono meno di venti le coppie di capovaccai che giungono in primavera dall'Africa e si riproducono solo in residui areali del Sud Italia e della Sicilia.
Gli altri rapaci avvistabili sono la poiana, il gheppio, il biancone, il nibbio bruno e il falco lanario.
Avvincente osservarli quando puntano la preda, con la caratteristica posizione dello "Spirito Santo".
Molti di loro sono nidificanti, ed alcuni prediligono gli anfratti rocciosi per nidificare, trovando fra le pareti rocciose della Gravina il luogo ideale per la posa delle stesse uova.
La steppa e gli incolti del Parco sono frequentati anche da altre specie meno evidenti, ma ugualmente interessanti.
Dalla ghiandaia marina, che nidifica in buchi di rocce o in cavità di manufatti in cemento, all'upupa, frequentatrice di lembi boschivi residui.
Quando si perlustrano zone cespugliate e si trovano insetti o altre piccole prede conficcate nelle spine di alcuni cespugli, su reticolati di filo spinato o altre sporgenze acuminate, significa che siamo nel territorio di caccia dell'averla capi-rossa.
Tra i corvidi spicca il corvo imperiale, il più grande passeriforme europeo, le pareti rocciose più impervie delle gravine sono il suo habitat.
Si alimenta di qualsiasi cosa trovi in natura, compreso rifiuti, carogne o placente di erbivori domestici in prossimità di allevamenti.
Purtroppo per questa sua dieta molto diversificata si è meritato il titolo di spazzino della Murgia. 
Avvicinandosi al torrente Gravina, che attraversa l'omonimo territorio, è facile ascoltare il canto dell'usignolo di fiume o dello scricciolo, che vivono nascosti tra la vegetazione di salici e cannucce di palude che contornano il corso d'acqua.
Tra i piccoli passeriformi che nidificano nel Parco, il passero solitario occupa siti di nidificazione urbani nei Sassi di Matera o negli ambienti rocciosi della Murgia. 
Numerose le specie di altri passeriformi presenti come picchio muratore, rigogolo, cardellino, strillozzo, fringuelli, pettirossi, usignoli, codirosso spazzacamino, monachella, sterpazzolina, occhiocotto, capinera, pigliamosche, scricciolo, codibugnolo e diverse cince.   
Tra parentesi Matera non è affatto facile da fotografare, troppo uniforme nei colori e poca luce e verde a disposizione, mettiamoci poi che per poter avere un soggetto privo di interferenze, occorre esser presenti all'alba, forse. 
Discorso diverso per i professionisti che transennano il set.
 

Il parco della Murgia testo di giorgiog1
15