I ragazzi lo chiamavano Peppino il Vecchio. Sembrava che quell’uomo non fosse stato mai giovane. Viveva in un monolocale a pianoterra nel quartiere più antico del paese. Non era solo. C’era un’asina a fargli compagnia. La loro era una convivenza felice. Entrambi erano esseri viventi di poche pretese: all’asina bastava un po’ di biada e un po’ d’acqua, al padrone qualche fetta di pane, un po’ di cipolla, olive, pomodori, capperi, un po’ di formaggio, pancotto, qualche frutto della campagna. La domenica non mancavano i maccheroni col sugo, gli involtini di carne ed un bicchiere di buon vino. Peppino il Vecchio non conosceva le parole: merendina, brioche, biscotti, crackers. Una volta, a Ferragosto, lo avevano visto mangiare un gelato.
Nel suo modesto monolocale, Peppino il Vecchio non aveva grandi elettrodomestici: un vecchio frigorifero ed una vecchia radio. I panni li lavava a mano. In casa c’era un caminetto quasi sempre acceso: lo usava per riscaldare l’ambiente, ma anche per cuocere i maccheroni ed il pancotto. Per il resto usava una cucina a gas.
La radio la usava soprattutto per ascoltare musica classica, ma curiosamente, a volte, si sintonizzava su emittenti estere. Non si è mai capito perché ascoltasse delle voci straniere senza capire un tubo di quel che dicevano. Probabilmente era un modo per ingannare il tempo e la solitudine.
Di lui si diceva che fosse vedovo, e che avesse un figlio emigrato all’estero. La mattina, di buon’ora, sellava l’asina, l’agganciava al vecchio carretto e partiva per la campagna. Possedeva un modesto uliveto, con qualche albero da frutta, una piccola vigna con annesso orticello. Anche se non c’era alcun lavoro urgente da fare, Peppino il Vecchio, tutte le mattine, partiva con l’asina. Anche se il tempo minacciava, lui partiva ugualmente, magari per ritornare affrettatamente a casa, dopo aver preso un po’ di pioggia. Se si assentava anche solo per due giorni dalla campagna, parlava già tragicamente di vigna abbandonata oppure di orto in rovina. Di lui si diceva che avesse fatto la guerra, che fosse stato prigioniero in Africa. Prova ne era la conoscenza di frasi in inglese apprese nel campo di prigionia, che ancora ricordava.
Pare che, dopo la guerra, fosse emigrato per un certo periodo in Belgio. Pare che avesse lavorato nelle miniere e, dopo aver accumulato una certa somma di denaro, fosse ritornato nel paese natio per fare il contadino.
La sua era una religiosità discreta. In casa, appeso ad una parete, c’era un crocefisso ligneo. In chiesa lo si vedeva solo il giorno di Pasqua. Non mancava mai alla processione serotina del Venerdì Santo.
Una volta si era in campagna elettorale. Si votava per il Parlamento. Peppino il Vecchio, a coloro che gli chiedevano per chi avesse deciso di votare, rispondeva prontamente: “Per la mia asina!”.
Un pomeriggio, in paese, era previsto l’arrivo di un deputato, un papavero della politica, per un comizio elettorale. Quelli vicini al partito erano in pieno fermento, tutti affaccendati a preparare l’accoglienza e ad allestire il palco. Anche i cittadini non direttamente coinvolti erano in curiosa attesa d’incontrare il famoso parlamentare.
Anche quel giorno, Peppino si era recato in campagna. Sulla strada del ritorno, seduto sul carretto, notò un’automobile in panne. Un uomo, in giacca e cravatta, gli chiese un passaggio in paese. Peppino fece di più: legò con una fune l’automobile al carretto per trainarla. Durante il tragitto, l’uomo incravattato spiegò di essere un deputato diretto in paese per un comizio elettorale.
Non vi dico le facce di quelli che aspettavano l’onorevole sotto il palchetto del comizio, quando videro arrivare l’asina che tirava il carretto con a bordo Peppino il Vecchio e l’onorevole, e dietro l’automobile legata con la fune. Un fotografo, intervenuto per l’occasione, non esitò a scattare delle foto. Il parlamentare, dopo aver dato la mano a Peppino, scese dal carretto e in una cornice d’applausi, salì sul palchetto e iniziò il comizio.
Un paio di giorni dopo, una di quelle foto scattate dal fotografo al comizio venne pubblicata, in prima pagina, su di un noto quotidiano nazionale. La notizia fece ben presto il giro del paese e per diversi giorni non si parlò d’altro. Peppino, quando gli mostrarono il giornale, con un mezzo sorriso esclamò: “È venuta bene l’asina!”.
Non molti giorni dopo l’avvenimento, in paese arrivò l’assistente di un noto regista cinematografico. Il tipo voleva incontrare Peppino il Vecchio. Gli indicarono il monolocale dove viveva il nostro e gli consigliarono di attendere il suo arrivo dalla campagna. Dopo aver sistemato l’asina nel box ricavato all’interno del monolocale, Peppino ricevette il forestiero. In sintesi, un noto regista di fama internazionale era stato incaricato di realizzare uno spot pubblicitario. La foto apparsa sul giornale lo aveva incuriosito e desiderava che Peppino facesse parte del cast dello spot. Certo, doveva assentarsi da casa per qualche giorno. Il nostro gli fece capire che senza l’asina non sarebbe andato da nessuna parte. L’uomo gli spiegò che la produzione avrebbe utilizzato un altro animale. Peppino era irremovibile: senza la sua asina non si sarebbe mosso. Il tipo prese il telefono cellulare e chiamò la produzione.
Qualche giorno dopo la visita del forestiero, in paese giunse un veicolo adibito al trasporto degli equini. Peppino il Vecchio l’aveva spuntata: asina e padrone erano stati ingaggiati per girare lo spot pubblicitario. Dopo i saluti e gli auguri dei vicini di casa, Peppino e l’asina partirono per una destinazione sconosciuta.
Asina e padrone fecero ritorno a casa dopo tre settimane. La realizzazione dello spot era andata a buon fine. Nei giorni successivi, Peppino il Vecchio era assillato dai suoi compaesani desiderosi di sapere cosa fosse successo durante quelle tre settimane. Il nostro si mostrò avaro di particolari nel raccontare la vicenda, comunque ci teneva a dire che sia lui che l’asina avevano ricevuto un ottimo trattamento.
Poco più di un mese dal ritorno a casa dei nostri, sugli schermi televisivi iniziò ad imperversare lo spot pubblicitario che vedeva come protagonisti Peppino il Vecchio e la sua asina. Non si sa se il nostro avesse mai visto quello spot, bello e confezionato, dato che non era in possesso di un televisore. Da attore consumato, Peppino si schermiva quando gli facevano i complimenti per la recitazione. Un giorno, dopo aver ricevuto le congratulazioni, esclamò: “Beh, anche l’asina ha fatto la sua parte”.
Diversi mesi dopo, si diffuse la notizia che lo spot pubblicitario aveva ricevuto un importante premio internazionale. Anche grazie a Peppino il Vecchio e alla sua asina.
PEPPINO IL VECCHIO testo di Francesco Palladino