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CUPIDO
Pieni di problemi
Pieni di dolori
Pieni di ferite
Promesse tradite
A pezzi in terra
È questo l'amore?
O questa la guerra?
Stanchi di patire
È meglio partire!
solo un errore
Subentra la vile tentazione
Nella letale disperazione
Nella notte della vita nera
Solo, rapito dalla paura
Abbagli sulla via sì cara
Luci fosforescenti in aria
La mente debole si ammalia
Quando ora hai perso tutto
Quando tutto tu hai distrutto
È facile cadere nel pozzo
Dove i desideri dannati
Rimbombano, i dimenticati
E trovi casa tra i nomadi
Rigettati, ogni luogo vaghi
Loro protendono una mano
Il tuo pensiero si fa fiero
Io son come loro straniero
Vedo in te un fratello vero
Sì, le tue storie sono le mie
I tuoi molti tagli le mie vie
Le tue parole son memorie
Di un passato dimenticato
La tua scrittura, mie storie
Mo sono a casa, accettato
E l'immagine sovente qui mi appare di quel bianco angelo
È il suo divino viso di musa, di Venere come il Cielo
Bellissimo, di una luce tale che mi impedisce il pensiero
Ogni parola diventa silenzio, i suoi occhi sono la Musica
È un tormento, io caduto, non appartengo al suo firmamento
Io non le son mai stato degno, io, titano nato dal laido fango!
Cerco di dimenticarla, lei è il mio opposto, una farfalla
Io devo, ora, seguire la mia strada, tra gli abbandonati
Dalla vita, e lì troverò, la vera mia compagna nella notte
Eterna, arrivo alla corte della regina dei dimenticati
I maledetti dal mondo, incatenati, sono al suo servizio
Tra i cancellati, massacrati, trovo veramente una famiglia
Come mai, vi trovai tanta affinità, sono miei fratelli
Non c'è dubbio, è la verità, e più il tempo passa, più nella Madre
Vedo, il mio sentiero, le sue parole son il mio pensiero
E in lei risuonava lo stesso credo, non volevo però crederlo
Io stesso, fin quando, come folgore dal Ciel, come tempesta tetra
Come dinamite, in fronte la notizia, sarei la sua delizia
Trafitto, pugnalato, torturato senza pietà da questa coscienza
L'immagine della donna celeste mi impediva una risposta
Io non posso, io non voglio, so che è un orrendo e folle sbaglio
Ho i miei valori, miei principi, che scoglio! Io non lascio
Vorrei gridare l'anima fino a perdere per sempre la parola
Perché mai dolore così grande ho provato nella mia vita
Che scelta piena di sangue O Fato, tu Fato che mi hai dannato
Poi ho pensato, avrei fatto un grande favor al soave angelo
Se questo caduto, l'avesse liberata dall'insulto ricevuto
Libera, Lei, un'altra via, così sia, le avrei reso la vita un'agonia
Pieno di lacrime, ferite, preda di panico, di disperazione
Di distruzione totale della mia anima, del mio volere
Mi decisi a perdere tutto, tutto ciò che per così tanto tempo
Avevamo costruito insieme, libera è dalle mie catene
Accettai quel che credetti fosse il mio fato a me fatale
Convinto ahi! questa fosse la mia destinazione naturale
Eppure il tormento sin dal primo momento, sin dal primo istante
La morte ha preso vita in questo nero cervello, duello continuo
Un martello che scolpiva la colpa, il fardello, tomba del coraggio
Camminai ore ai boschi per dimenticare terribil pensieri
Nei cammini solitari, forestieri, terreni sporchi e sinceri
Ma l'immensa malinconia non aveva fine, non aveva termine
Niente poteva fermare l'affanno del cuore a lungo ignorato
Lei, la Madre da subito sentì e disprezzò le mie emozioni
Da subito sapeva fossi ancora legato all'esser divino
Fin da subito sapeva che il mio cuore da lei era lontano
La madre con parole articolate provò sedurre lo spirito
E se forse anche aveva ragione, eppure, non aveva cuore
Suo disegno era avermi e formare l'unione perfetta
Felicità futura di spirti gemelli, paradiso in terra
L'amor non si può fabbricare, il sentimento non si può comprar
Non importa quanto abbiamo provato, il cor è sigillato
Il cor era di qualcuno, o dolor o delirio dell'amor
Ho perduto tutto, ho perduto tutto
Senza un motivo, condannato dal destino
Amore, amore, amore
Che ci fai solo pedine
Dei tuoi disegni assurdi
Che metti insieme due
Opposti così diversi
I tuoi disegni perversi
Che alimentano i versi
Come i fiori dalle piante
Mai stanche di far l'amore
E questo cuore che continua
Senza fermare a battere
Battere, forte come il peso
Di ogni pena di questa vita
Amore, Cupido che mi hai
Tradito, condannato ferito
Ora solo mi hai lasciato
Mi hai illuso con il manto
Di due donne e ora
Mi condanni a una
Condizione peggiore
Della solitudine ovvero
L'inquietudine di amare
Chi, mai più, giustamente
Potrà più aprire l'anima
A questo maledetto
Questo viandante
Pe
r le vie del più basso
Abisso, questo serpente
Che da te in perenne
Sarà calpestato
Perché ti ha in eterno
Amato.
—IVAN CATANZARO
22 maggio 2022, Brindisi