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Mica sono Leopardi. Mica l' ho visto quell' infinito lì! E seppur ho progenie e geni ovunque, ciò non mi autorizza a sentirmi meglio o peggio di quel che sono, e nemmeno (assentirmi) o assentarmi in un Jacques o in un Leopardo da gratta e Vinci. Non ho siepi nemmeno ossequi, ho geni qua e ho geni là, geni su, vieni giù, ma non mi trovo mai geni-tali per poter procreare quella ristampa di immenso che solo possono i veri autisti, gli artisti veri, quelli con le palle e gli ufo volanti, quelli che hanno geni-tali e quali ai leopardi, che non scrivono ma graffiano l’ anima, perché gli artisti guadano con le ali e grattano con le unghia le barricate del silenzio. Non sto parlando di arbori o di Aurore e Arbore, sono (Quelli della notte) e del meraviglioso traffico d' arte quando le strade dormono tutte e i cieli si possono volare. Io ho solo una (genzia) di viaggi e di minuscoli esserini, tanto fastidiosi quanto attentissimi a codificare le mie proteine.. altro che codici da vinci! Sono come piccoli agenti segreti, mi vedono, mi seguono, mi spiano e poi mi mettono in carcere dentro una poesia, in attesa del giudizio. L' ora d' aria è un intervallo poetico tra me, loro e le nostre chiacchere. Le nostre sono evasioni piuttosto ristrette, private. Il parlatorio, la sala visite, a volte mi sembrano luoghi evasi ed elusi, inestistenti e illusi: manicomi eterni o manicolme di catene che importanza ha? Io mi sento libero come l' aria e possibile di libertà assurde, impossibili. Impossibile legarmi ad altro, ho le manette della libertà e le mani aperte di poesie