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C'era una volta...
La Casa del Cuore,
viveva e vive nel sole,
immersa fra ordine,
disordine, stupore e calore.
Un solo vano, camera con vista,
una finestra con affaccio universo
e un divano, cucina con angolo paradiso
che abbraccia un sorriso,
un oblò che porta sul mare,
una soffitta segreta
dove nascondersi
nel cuore della notte, silente, dormiente e sognante
tra oscurità e tepore
in attesa del primo bagliore.
— Un dì, di una mattina
fresca di speranza,
qualcuno scorse
una piccola casetta
in lontananza,
non sapeva di chi fosse
né immaginava
attonito e stupito
ne fu sol, tanto rapito,
col cuore in preda
ad un gioioso scalpitio,
non cercò neppure di resistere
alla propria tentazione
e non desistere.
Entrò… in punta di piedi,
per timore, per circospezione
o forse solo per rispetto,
dall’emozione venne travolto
e pure stravolto.
Della magia luminescente,
che tutto permeava,
ne rimase sconvolto.
Attorno a lui fogli
a mano scritti, pagine,
libri aperti al mondo e manoscritti
a macchina battuti.
Bambini, garzoni,
giovani innamorati,
da chiunque stilati e dedicati.
Lesse, avido di sapere,
scoprì così che l’essere
è meglio dell’avere.
Vogliam parlare poi dei quadri,
degli affreschi,
degli arazzi antichi
portati dai Moreschi.
D’un tratto, lo sguardo alzò
ed una piccola targa notò,
era di antico legno pregiato
di una scritta d’oro era fregiato:
“Benvenuto nella Casa del Cuore,
leggi, scrivi o quello
che la tua anima vuole".
Ma lui era un semplice Faluffo,
un piccolo elfetto buffo,
della scala gerarchica,
l’ultimo della specie,
leggere non sapeva,
ne far di conto,
analfabeta pure,
ma disegnar sapeva invece.
Indeciso colse una matita,
girandola tra le dita
nel suo cuor la paura
di non esser degno,
che il suo prodotto
potesse far sdegno,
mai e poi mai
avrebbe rischiato di rovinare
la magia di quel sacro luogo
col suo tocco troppo elementare
stando quasi riposando la matita
accadde cosa improvvisa
ma assai gradita.
La porta s’era spalancata
e la stanza di luce calda
fu inondata,
ma non fu la sola cosa
a far il suo ingresso, ma
una bella donna
dal vestito color chiaro gesso.
Gli si avvicinò sorridente…
— Prorompente lo stupore
dentro la Casa del Cuore,
da attonite pupille,
uno sguardo verso piccoli sonagli
e scintille s’accessero
come polvere d’oro
sulla culla del cielo,
energia che sfiorarono,
una melodia astrale
e quel danzare
avvolti di luce nel muto clamore,
unico rumore, un applauso
a quel raggio di vita,
un bacio poggiato
sulle ali del vento
e quel dito puntato
alla ricerca di un sogno...
Coi passi lievi, quasi trasparenti,
i suoi occhi, due cieli lucenti,
riflettevano emozioni ardenti.
"Non temer, piccolo Faluffo,"
gli si avvicinò sorridente.
"Qui ogni segno è dono e un seme
anche un disegno
ha il suo supremo bene".
L’elfetto alzò lo sguardo piano
la matita tremava nella mano,
ma un filo di coraggio
come vento d’altura
gli gonfiò il petto colmo
di pura premura...
e fu così che, tracciò una linea,
poi un’altra ancora
e il foglio prese vita
come un’alba che indora,
apparve un cuore,
semplice e sincero
di quei cuori che
battono forte davvero.
Con sorriso d’incanto
la donna annuì,
“Vedi, Faluffo, l’arte non ha vanto
non conta il titolo, né la misura,
ma solo ciò che nasce
come fiori in natura".
E d’allora dentro la Casa del Cuore
chi vi entrava lasciava traccia,
profumo e colore
perché in quella dimora
viveva l’amore
che nutre l’anima, la fantasia,
ogni verso, ogni gesto, ogni poesia
è linfa divina
di sogno e magia.
Fine
Stefania & David
08 ottobre 2025