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Mi cacceranno acute le parole.
I versi avranno suono di vergogna,
risacca di acqua sporca sulla rena,
saranno come figli ripudiati,
rimbalzi di proiettili di mente
serrati in gabbia chiusa di metallo.
Mi coleranno addosso in arsa estate
come pioggia benigna che rinfresca,
mi scioglieranno lacrime al mercurio
e stille di rabbia fuse sulla pelle
e allevierano un breve tempo fermo.
Saranno a volte veltri al lupo al monte,
mi resteranno al corpo attanagliati,
mi inseguiranno come dei lamenti,
trasuderanno amaro di rimorsi
o scotteranno come pietre ardenti.
Saranno ecolalie al vuoto che guardo,
preghiere vane a cieli bianchi e muti,
formule reiterate di sciamani,
urla di un folle a lande screpolate,
querulo appello all'Anima del modo
che ormai si occulta aliena, chiusa, offesa,
luce leggera in cieli ciechi d'urbi,
voce latente coperta dal rumore.
