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Ho giurato d’essere pietra,
di non sentire il vento né la sera,
di farmi statua, muta e intera,
mentre il cuore implora la sua chimera.
Mi sono vantata d’essere fredda,
di non tremare più davanti all’onda,
ma dentro, un mare che non s’arrenda,
mi spezza ancora, mi circonda.
Ho detto basta, basta amare,
che l’amore è una febbre che consuma.
Ma poi mi scopro a respirare
il nome che volevo fare fumo.
Proteggermi... sì, ci provo,
mi costruisco muri d’avorio e ferro,
ma in ogni crepa, un fuoco nuovo
mi canta piano il suo mistero.
Vorrei annullare ogni pensiero,
diventare nebbia, dissolvermi al mattino,
ma l’anima, ostinato ministero,
mi riporta sempre al mio destino.
Così rimango, in mezzo al gelo,
né viva né spenta, né luce né sera.
Una dea stanca, senza cielo,
che finge forza, ma ancora spera.