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Sipari stropicciati
tra lenzuola socchiuse,
promesse che odorano
di deodorante scaduto:
"le mie scuse".
Vestiti troppo stretti,
le parole sussurrate,
scivolano via
privi di permessi.
E ridevi, oh sì, ridevi, e come ridevi!
con l'invito stampato
in quel tuo sguardo
tra giochi di labbra,
e lingue vorticose
al sapore d'incenso.
Noi due,
sudati sudditi,
e quell'elegante dannato clown
che giunge sempre dopo ogni disastro:
il silenzio.
E noi eravamo lì,
due funamboli sopra il baratro,
su quel filo,
che in un battito
smarrisce il tempo.
Ombre sbriciolate
sul selciato che non chiede perdono,
noi due
come virgolette inciampate a terra
tra un "non dovevo" e un "ancora".