Il vecchio ha un bimbo invisibile sulle spalle

scritto da Hel di Loki
Scritto 6 mesi fa • Pubblicato 6 mesi fa • Revisionato 6 mesi fa
0 0 0

Autore del testo

Immagine di Hel di Loki
Autore del testo Hel di Loki

Testo: Il vecchio ha un bimbo invisibile sulle spalle
di Hel di Loki

L'unico lato negativo del fatto che lavoro in ospedale è che quando ho voglia di fumare devo fare salti mortali per trovare un posto dove non passi nessuno. Certo che il fumo fa male, ma sono tante le cose che fanno altrettanto male, tipo la capo delle infermiere che è una delle peggiori carogne che io abbia mai incontrato. Il fumo di 10 sigarette è nulla davanti alla rabbia che provoca quella donna quando i nostri turni coincidono.

Comunque sia, io esco perché ho voglia di una sigaretta e vado giù nel viale, allontanandomi un poco perché nessuno mi rompa l'anima.

Lo vedo appena svolto l'angolo. E' seduto sul cordolo del marciapiede, ingobbito, lo sguardo perso nel nulla, ma ha una luce strana intorno. E' la luce di chi ha il quarto chakra attivo, di chi sa usare il cuore e lo usa spesso, di chi ascolta gli altri.
Una maglia da cui ha strappato via le maniche gli copre le spalle. E' sporca, ma la cosa non mi allontana, non è quello il tipo di sporco che mi fa arricciare il naso. I pantaloni non hanno l'aria più pulita della maglia e si intuisce che le tasche laterali gonfie dei suoi pochi averi sono la succursale della sacca lurida che ha appoggiata vicino. Sembra un vecchio, ma quando mi avvicino mi rendo conto che ha forse solo 50 anni di tempo vissuto, ma molti di più nell'anima e nel cuore. Lo osservo. Chissà cosa lo ha portato a vivere sulla strada.

Cerco di vederlo bambino, di immaginare com'era e lo trovo. Eccolo il bimbo, appollaiato sulle sue spalle, con i capelli neri tagliati cortissimi e irti come i peli di un gatto arrabbiato. Ha lo sguardo ferito, chi gli avrà fatto del male? Il bimbo che non esiste più è scuro, sembra fatto di carbone e non so cosa darei per sapere chi, o cosa, lo ha ferito quando non era in grado di difendersi. Il vecchio muove le mani in un piccolo gesto circolare e monotono e si vede che non ne è consapevole. Lui forse lo ha scordato, ma la sua anima conosce la magia di quel gesto magico che serve a chiamare tranquillità. Forse non conosce più la giusta sequenza dei movimenti, le giuste parole per esorcizzare il dolore, ma la sua anima ci prova. Ne incontro così tanti come lui, così tanti...

Mi avvicino, mi siedo anche io sul bordo del marciapiede e gli mostro una bottiglietta di acqua fresca. Fa un caldo infernale, magari ha sete.

Solleva lo sguardo, sorride e afferra la bottiglia. Beve in maniera scomposta lasciando che l'acqua gli scivoli sulla barba sporca. Beve con gli occhi chiusi, svuota la bottiglia con un sospiro soddisfatto e ringrazia, ma non sorride più. Guardo il bambino che si porta sulle spalle e di cui si è scordato. Il bambino, invece, sorride e mi consola vedere che sa ancora farlo.

Gli chiedo se ha bisogno di qualcosa, se ha fame. Tarda a rispondere, come se dovesse pensarci, poi fa un gesto affermativo e biascica qualcosa che non capisco. Gli dico di aspettare. Torno dentro l'ospedale, vado nelle cucine e afferro tutto quello che posso. Riempio una busta di frutta e marmellate, prendo un paio di vassoi sigillati di pasta e carne, verdure, pane e yogurt e torno velocemente da lui. Ho paura di non trovarlo, ho paura di scoprire che è andato via, ma è ancora lì, mi aspetta. Mangia il panino, le banane, beve. Si vede che vorrebbe mangiare di più, ma si vergogna e decide di aspettare di essere solo. Mi guarda e il grazie sommesso mi fa piacere, ma solo perché è tornato a sorridere. E' un sorriso debole, timido, ma è pur sempre un sorriso. Gli offro una sigaretta, e fumiamo insieme, in silenzio, guardando la gente che passa. Gli regalo il pacchetto, se avrò voglia di fumare, nella lunga notte che mi aspetta, elemosinerò dall'infermiera rossa di capelli che fuma più di me. Do al vecchio un bigliettino col mio nome, gli dico di cercarmi in ospedale se dovesse aver bisogno di aiuto e gli sorrido mentre mi alzo e freno l'istinto di accarezzare i capelli del bambino invisibile.

Sembrerebbe strano e non voglio metterlo in imbarazzo.

Lo saluto e torno in reparto. Il suo sguardo da gatto randagio mi seguirà per parecchio tempo.

Il vecchio ha un bimbo invisibile sulle spalle testo di Hel di Loki
8