Guida pratica per persone poco pratiche

scritto da Joe Overnight
Scritto 8 mesi fa • Pubblicato 8 mesi fa • Revisionato 8 mesi fa
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E' un capriccio pubblicarlo, me ne rendo conto.
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Testo: Guida pratica per persone poco pratiche
di Joe Overnight

Questo testo che chiamo guida è una selezione di pensieri, fatti e percorsi logici i quali ho raccolto, metabolizzato e praticato negli ultimi quattro anni.

E’ un sapere, una forma di saggezza a cui il vecchio (e giovane) me avrebbe voluto accedere fin dall’inizio del suo cambiamento, senza barcollare nell’incertezza per anni.
E’ un modo per disegnare un sentiero laddove per me non c’è mai stato.

Durante le notti insonne, quando non mi era chiaro dove mi avrebbe portato questo sentiero, ho preso a cuore un detto: saprai di essere sulla strada giusta quando questa, d’un tratto, sparirà. 

Paradossale, ora, condividere il mio sentiero e ciò che mi ha aiutato a costruirlo, non è vero? Dato che l’unico modo per trovare la propria strada è perderla, non affidarsi a quella degli altri e continuare ad avanzare nell’ignoto lasciando briciole del nostro passaggio, quale senso può avere condividere il mio sentiero?.
Semplice, a mia volta ho dovuto compiere i primi passi osservando le tracce d’altri, carpendo indizi da sentieri simili, completamente diversi, accaduti nell’oggi o nell’arco di secoli. 

Ho dovuto scavare nella storia, nelle scienze, nelle arti e nel cuore degli uomini per ricostruire la mia concezione di sentiero, per capire che là fuori v’è una strada soltanto mia ed è l’unica che valga la pena seguire.
Se è vero e io lo credo, che trovare la propria strada necessita la consapevole scelta di iniziare un’avventura personale, abbandonando le certezze e le credenze in virtù dell’esperienza e della vita, allora la più grande avventura risiede in noi, nel nostro senso dell’orientamento, nella capacità di stringere con forza il timone della vita e tracciare la nostra rotta.
Il coraggio necessario per lanciarsi in mare aperto e abbandonare il porto “sicuro” è racchiuso in una sola decisione: cambiare il modo in cui percepiamo la realtà.

Nel famoso film “Non è un paese per vecchi” l’antagonista, concede un interessante perla di saggezza in un’insolita frase: se le regole che hai seguito fino ad ora ti hanno portato fino a qui, a che cosa ti sono servite?

Si, perché noi seguiamo delle regole, delle istruzioni, costruiamo una mappa concettuale della realtà e la confrontiamo continuamente con ciò che accade, regolando così le nostre emozioni, credenze e speranze in base alle differenze tra concetto e realtà.
E’ conosciuto come Mindset, ma è più semplicemente un modello mentale, una disposizione cerebrale, una lente percettiva e soggettiva posta tra la realtà esteriore e la realtà interiore.
E’ come un paio di occhiali, i quali filtrano ed elaborano la realtà in modo personalizzato in base alla nostra predisposizione, esperienza, circostanza, educazione e una miriade di altri fattori.
Tentare di trovare un colpevole è come dare la colpa al celebre battito d’ali che provoca l’uragano dall’altra parte del mondo, distruggendo casa nostra. 

Anche se tra le centinaia di migliaia di condizioni necessarie risulta anche la farfalla, questo non cancellerà il danno dell’uragano, né modificherà il suo arrivo.
Tutto ciò che possiamo fare, è capire come ricostruire , e meglio, ciò che è andato distrutto, e cosa questo ci può insegnare sul valore che diamo alle cose. Da questo concetto emerge una proprietà intrinseca dell’uomo: l’assegnazione di valore.
Consci o inconsci, diamo un diverso potere a ciò che ci circonda e ciò con cui interagiamo seguendo una gerarchia di valori su cui abbiamo un controllo parziale. Lo sapevano bene gli antichi, i quali descrivevano gli Dèi come agenti emotivi capaci di possedere i mortali nei loro momenti di debolezza, nei loro peccati, nelle loro zone d’ombra, senza che questi si accorgessero di chi li governasse davvero.
Non sapere dell’esistenza di questo potere su di noi, di questi Dèi, significa servire un padrone di cui non conosciamo né l’identità né l’operato.

E’ in questo punto nevralgico del nostro essere che risiede ciò che chiamo la Bussola di Jack Sparrow.
Nel film “I pirati dei Caraibi” uno dei protagonisti, Jack Sparrow, possiede una particolare bussola capace di puntare verso ciò che desidera il cuore.
Nelle sue mani, consapevole di questo potere, la bussola punta esattamente dove Jack decide di mettere il suo cuore, che sia nel Rum o nella ricerca della sua amata Perla Nera. Nelle mani di altri è una semplice bussola rotta, impolverata e malconcia che punta un po’ ovunque e da nessuna parte.
Una perfetta allegoria del famoso detto di Seneca: nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare.

Sorgono spontanee due domande, allora.
La Bussola di Jack Sparrow esiste? E se esiste, è possibile decidere dove mettere il cuore e salpare con il vento favorevole in poppa?


Credo di si, ma di mezzo c’è poca magia e molta scienza, tanta spiritualità ma poca religione, tanta umanità e poca biologia.

Scopriamo come, ti va?

Guida pratica per persone poco pratiche testo di Joe Overnight
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