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Rami, remi, fiori, sfiori
i capelli delle rime,
quante cose supposte
quelle che curano l'antitesi
l'estasi esistenziale,
la matematica dei rami
calcola i frutti di natura
quelli nati di fretta
maturati in frotte, ah i fritti
che saporiti, sapori e riti.
Ho preso l'ostia ad Aosta
il battessimo a Baltimora,
ancora il solito sesso
sempre lo stesso, farei
qualcosa di diverso, volare
sulle sponde del Tamigi
e pigi pigi sul membro
sgombro da ogni innocenza.
E le incoerenze dove le
mettiamo, mi tocchi
mi sciocchi poi mi metti
al muro, io mero, io mare
meridionale.
I rami di Roma sono fioriti
poi sono sbiaditi e quante
stupidate voi dite, io faccio,
per poco rompevo il razzo
scassavo il mazzo di rose,
e quante pose estrose
quante guardie svizzere
sul cupolone.
I remi ad a-mare, i gabbiani
a sognare d'essere aerei
sulla rotta per Ibiza, dove
si balla, si ride, si canta
l'inno di Mameli, e i meli
fanno frutto
i peri fanno i fatti, rimango
esterrefatto,
e questo è il costrutto.