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Era un’estate gentile,
il sole rideva dietro l’angolo
con denti di vaniglia.
Avevo tra le mani
una nuvola fredda,
una carezza zuccherina
che tremava come un segreto.
Ma tu, ronzio d’invidia
con occhi a mosaico,
vestita di ossessione lucente,
planavi con le tue ali d’insistenza,
piccolo demonio dell’aria,
gelosa della mia felicità commestibile.
Chi ti ha inviata?
Una regina delle mosche?
Un dio burlone?
Un lurido cinghiale?
Uno stalker inveterato?
O forse eri un’idea:
la nostalgia con sei zampe,
la colpa che non trova posatoio.
Ti ho detto: No.
Aprendo un portale nella parete,
la finestra ha spalancato la sua bocca,
e il mondo ti ha risucchiata
come un pensiero di troppo.
Addio, messaggera del fastidio.
Addio, guardiana del rimorso gelido.
Ho affondato il cucchiaio
nel mio silenzio color fragola
e ho assaporato la libertà.
Ma poi,
mentre gustavo
l’ultima goccia di paradiso,
una domanda s’è fermata
sul davanzale:
Are you leaving?
e non ero più certo
se fosse rivolta a te
o a qualcun altro.