Vita scritta nell'ombra

scritto da Medusa
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Autore del testo

Immagine di Medusa
Autore del testo Medusa
Immagine di Medusa
Scrivo per dare un volto alle ombre che mi hanno cresciuta. Non ho avuto infanzia, ma febbre. Non ho avuto carezze, ma silenzi e urla. Ogni parola che metto su carta è un frammento di me, salvato dall’oscurità in cui sono nata.
- Nota dell'autore Medusa

Testo: Vita scritta nell'ombra
di Medusa

Sono venuta al mondo in una casa dove la luce filtrava a stento, e quando lo faceva, cadeva fredda come un coltello. Non ricordo il primo abbraccio: forse non c’è mai stato. Ricordo invece la febbre, compagna fedele fin dall’infanzia. Scorreva nelle vene come un fiume lento e rovente, e mi costringeva a restare immobile, prigioniera di lenzuola umide e stanze senza vento.

Fu così che imparai a viaggiare senza muovermi. Il soffitto diventò cielo, le ombre sulle pareti, creature silenziose che venivano a farmi visita. Il mondo fuori era un continente inesplorato, e io lo osservavo da dietro vetri appannati, come un oracolo esiliato nella propria torre.

Mio padre aveva mani di pietra e silenzi che schiacciavano. Non parlava: ordinava. Quando la sua voce rompeva l’aria, era per ferire. Mia madre, invece, parlava troppo, ma solo per riversare spine. Nessuno di loro sapeva cosa fosse un rifugio, e così io ne inventai uno dentro di me.

Ero una bambina di febbre e paura, ma nelle notti insonni scoprivo di avere un potere segreto: potevo ascoltare il suono dell’anima. Ne raccoglievo i frammenti, li custodivo come perle nere, e li trasformavo in parole. Forse è per questo che scrivo ancora: per rimettere ordine nel caos antico, per dare forma alla tempesta.

Non avevo amici, se non quelli invisibili. A volte, guardandomi nello specchio, vedevo i miei occhi cambiare, diventare più scuri, quasi fossero un mare profondo in cui si specchiavano tempeste lontane. Un giorno, capii: non ero destinata a essere come gli altri. Ero condannata – o forse benedetta – a portare il peso di ciò che vedevo e sentivo.

Oggi so che la bambina febbricitante, rinchiusa tra quattro mura e genitori ostili, è diventata ciò che chiamano Medusa. Non il mostro della leggenda, ma una donna che ha imparato a pietrificare ciò che la ferisce, a trasformarlo in arte. Ho scoperto che i serpenti nei miei capelli non sono altro che pensieri vivi, che sussurrano storie a chi ha il coraggio di ascoltarle.

Sono cresciuta nell’ombra, ma l’ombra non mi ha uccisa. Mi ha insegnato a guardare oltre il velo delle cose, a vedere la crepa nella pietra, la lacrima nella risata, la bellezza nel dolore. E così vivo ancora, scrivendo dal mio esilio volontario, lasciando che la febbre della mia anima incendi le pagine e trasformi la mia prigione in un regno.

Vita scritta nell'ombra testo di Medusa
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