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Levasi piena e trona la diavola
Nello cielo tra sue figlie picciole,
Ch’ella è per di più alta, immensa e sovra,
Tal ch’induce chi l’ammira: Sublime!
E com’i’ veggio la radiosa sfera,
Perfetta pur per la divina forma,
Tu, come Luna, lustri l’aere n’torno,
E ti riscopro nello suo splendore:
Non sol n’potere, sfarzo e purezza...
Ma ‘n distanza, tra te e me, tuo poeta,
Cui può sol cantar l’infinito Amore,
Con lievi parole, su carte mute.
M’ancor, ché l’mio Amore non è quel vile,
Come fu Dante nel canto secondo,
Non è comunio possesso: è custode;
Tal che sin n’versi ti don liberio
O remota Bellezza, o chiara Luna