Lazzaro di Betania

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Autore del testo Paulus

Testo: Lazzaro di Betania
di Paulus

Le sorelle piangono, Marta e Maria. Lazzaro è morto, da quattro giorni giace nel sepolcro, il cadavere già pute.
La salma tersa purificata secondo la legge e secondo la tradizione rimpannucciata di una veste nuova, bianca, perché il bianco è giustizia, e perdono. I capi scuri vestono bene le due sorelle, accoccolate l'una accanto all'altra, il lutto solo è tratteggiato sul volto. I congiunti fanno pressa, la loro giaculatoria non addolcisce il cruccio; un andirivieni di conterranei, ma la loro frettolosa presenza è rituale ancestrale non empie il vuoto della solitudine non mitiga non lenisce. Compassati cenni di congedo e sguardi come trasognati. Il vano è rovente l'aria appesantita dall'umidità affanna il respiro mentre ristagna l'afrore di corpi febbricitanti. Ondula il sicomoro, Zaccheo seduto sulla fronda nerboruta scruta l'orizzonte l'azzurro fulgido della ghiandaia marina, vola sulle acque del Giordano per abbeverarsi. L'ombra si staglia oblunga quasi si assottiglia mentre la luce digrada arrossando, è quella di un Anawim
Zaccheo fissa distratto, l'amico di Lazzaro che si allontana. L'abitacolo e dirimpetto il pozzo, le otri panciute per l'acqua i sandali fuori dell'uscio ancora impolverati. La tomaia annerita per l'indefesso camminare. L'amico di Lazzaro fece sosta ,la donna per lui attinse l'acqua dalla profondità della sorgente che Giacobbe incavò, ma quell'acqua non è viva e non disseta. L'arsura s'accompagna alle vertigini, se gli oggetti prossimi sembrano danzare attorno, l'uomo è sfiancato e quando varca la soglia Marta gli si fa incontro, sostenendolo lo fa sedere. “Lazzaro è morto. Sono già quattro i giorni di lutto.” “Tuo fratello giace per la febbre.”. Il sudario di lino ravvolto giace sulla pietra ancora umettato, sa di mirra di cassia, di cannella e di calamo.
Lazzaro di Betania testo di Paulus
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