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Nei giorni scorsi ho seguito un documentario sui grandi incendi della storia, incredibilmente affascinante: Tokyo 1923, Londra 1666, Chicago 1871, genesi diverse, sviluppi diversi, effetti diversi, ma principi di distruzione molto simili.
La prima sensazione a certi racconti è che l'amore sia come un grande incendio boschivo che arde dentro di noi, capita di vivere questo enorme fuoco come un piromane, con quella continua ossessione verso le fiamme, una sorta di disturbo del controllo degli impulsi che ci porta ad alimentare uno spettacolo ammaliante, che ci fa star bene e che ci fa sentire vivi.
Capita a volte, di vivere questa realtà, dalla parte del pompiere o del corpo forestale, dove l'unico obiettivo in questa condizione é quello di trovare la soluzione piú veloce affinchè l'incendio non si espanda ulteriormente e si possa domare.
L'intervento si basa essenzialmente su due metodi principali:
L'attacco diretto, che purtroppo io non contemplo, consiste nel soffocare fin da subito, smorzando le fiamme con l'ausilio di terra, sabbia, acqua e sostanze ritardanti.
Mentre il secondo metodo, é quello dell'attacco indiretto, ovvero costruire delle fasce parafuoco, dove si interviene asportando linee di bosco ancora vive, in modo da circoscrivere l'incendio.
Questo ultimo metodo è per i sensibili, i romantici, per chi vive d'emozioni, per chi si nutre di sentimenti puri, per chi ha vissuto un amore incondizionato, un amore costruito sulle basi solide del rispetto per le fasi e le dinamiche della vita, un amore che si spegne negli occhi di chi assiste a questa bellezza con tutto il proprio cuore, perchè non attacca l'incendio, lo lascia sfogare nella circoscrizione definita, di chi sa che deve spegnere qualcosa che vorrebbe fosse sempre acceso, di chi sa che é questione di tempo perchè si spenga, di chi vorrebbe mantenere il fuoco vivo ma sa che a volte bisogna essere pompieri e non piromani, ma anche, la rabbia di chi non ha voce e vorrebbe gridare al mondo che la vita é giusta nella sua ingiustizia, l'oscurità che ci coccola e le lacrime silenziose ed appartate che autogiustificano il bergie seltzer di un bergy bit.