La Pelle dell’Altrove

scritto da ProfiloGatto
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Caos, Vuoto, Esplosione, Frammenti, Mutazione, Crollo, Rinascita.
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Testo: La Pelle dell’Altrove
di ProfiloGatto

Come tutto ciò che è rotto ed è caos,
ogni cosa è dentro di me.

Si dirama in ogni angolo possibile,
assumendo forme imprevedibili e sfavillanti,
fino a creare un’intricata rete di possibilità
e connessioni.

Un piccolo nucleo che si divide a sua volta,
generando altri gemelli senzienti,
intrisi di verità mutevoli.

Guardando in faccia questo concetto,
mi soffermo a pensare al perché mi senta così,
al tempo stesso, vuota.

Un vuoto che urla e spiazza,
che incalza e subisce
a ritmo di percussioni.

Quando il vuoto è pieno - e viceversa?

Come un’eco,
l’esplosione fu più mistica che assordante.

La mia pelle prese a lacerarsi,
come i vestiti che si strappano se impigliati.

Ci fu un attimo di letargia,
poi il nero e il bianco,
all’unisono,
come lampi nella notte.

Come nelle peggiori leggende,
tutto questo capita una volta
ogni tempo di giorni.

Quanto dura un tempo di giorno?
Me lo chiedo da quando sono piccola
e guardo battere in ritirata
i secondi dalla vita.

La mia.
Degli altri.

Esplodo.

Mille pezzi di me si infrangono
su altrettanti pavimenti,
come sogni rotti
e urla soffocate.

Su quante memorie distorte dal tempo
esisto?
Forse più di quante ne percepisca,
effettivamente.

Tutto si scompone.

A testa in giù - lo dico sempre -
si vede molto meglio.

Non sono l’opposto di te,
come non ne sono una somiglianza.

Una dualità originale -
se la vedi,
ti permette di entrare nel cumulo
dei miei detriti incompleti.

Una follia che non permetto a nessuno,
se non può reggere
questa continua mutazione.

Tutto si espande.

Lascio che camminino nel loro percorso.
Qualche pezzo si cristallizza;
altri si rianimano come automi.
Altri ancora divengono polvere
e raggiungono l’oltre -
invisibile e inaccessibile anche a me.

Come dimenticare ogni cosa,
anche la più dolorosa?

Soffio sul palmo della mano,
come a far volare una piccola piuma.

Tutto si ricompone.

Presa da una scossa,
cedo su ginocchia fatte di legno.

Un tonfo pervade le fondamenta:
sto mettendo radici
in un corpo che non sento mio?

Il primo a tornare
è un proiettile nello stomaco.

Cado.

Una lacrima scende
e, come linfa,
lascia che gli altri frammenti di ritorno
aderiscano
come virus e batteri.

Ancora le memorie
di un soggetto sotto esame.

Esanime, preparo
la mia ennesima morte.

Edvige

La Pelle dell’Altrove testo di ProfiloGatto
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