9 - 11 - 2025 L'inizio della fine

scritto da vecchioautore
Scritto 4 giorni fa • Pubblicato 3 giorni fa • Revisionato 3 giorni fa
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Racconto appena sfornato. Sabato, alle 2,30 del pomeriggio, tutte le linee internet del borgo saltorno, gettando nella più cupa disperazione gli internauti, e ispirando codesto racconto: sono tornate attive oggi, lunedì, alle ore 18. Buona lettura.
- Nota dell'autore vecchioautore

Testo: 9 - 11 - 2025 L'inizio della fine
di vecchioautore

29 - 11 – 2025 l’inizio della fine

Tutto ebbe inizio alle due e trenta di un freddo e plumbeo pomeriggio autunnale, in un tranquillo paese della bassa padana. Improvvisamente, le quarantacinque linee internet che servivano i quartieri del paese saltarono all’unisono. Poco male, pensò la gran parte degli utenti, la linea sarà ripristinata a breve.
Era successo altre volte che alcune linee saltassero, anche se mai tutte assieme, e dopo due ore al massimo i tecnici riuscissero a riparare il guasto riportando la tranquillità tra gli indefessi naviganti della rete.
Dopo le prime timide proteste, alle sei di sera, quando forzati e forzate dello shopping rientrarono nelle loro case e si accorsero che la linea non era ancora stata riattivata, la protesta deflagrò, intasando dapprima il numero verde della TIM, e di seguito riversando la loro rabbia digitando compulsivamente sui tastierini dei cellulari per inviare messaggi a raffica ai gruppi social.
Ognuno aveva il proprio colpevole da additare al pubblico ludibrio.
L’indiziato naturale, non poteva che essere il gestore della rete, a pari merito con i tecnici incapaci allertati dallo stesso per risolvere il guaio.
Anche il sindaco si prese la sua parte di colpa, per aver permesso a degli agli incapaci di deturpare le vie del borgo con gli scavi per la posa della fibra ottica superveloce, arrivati proprio quel giorno nel centro del paese.
Al che, il sindaco protestò, informando la cittadinanza che la posa della linea ad altissima velocità era un’opera finanziata con i fondi europei del PNRR, e che lui, anche volendo, non avrebbe potuto opporsi in alcun modo.
Una signora inviò un messaggio, dove informava i poveri internauti rimasti tagliati fuori dalla vita social, che il suo collegamento satellitare, oltre a costare veramente poco, funzionava alla grandissima; e concludeva fornendo l’indirizzo internet del gestore in questione.
I poveri internauti masticarono amaro, ma per non dare soddisfazione alla tipa, che immaginavano sghignazzante, fecero buon viso a cattivo gioco.
Ma poco dopo, quando a interagire fu un signore, affermando che pure il suo collegamento satellitare funzionava alla grande… il messaggio in risposta di uno degli utenti del gruppo, lo mise subitamente al proprio posto: “E allora che ci fai nel gruppo? Goditi internet e non rompere!” recitava, tutto maiuscolo.
Al che, al tapino non rimase che ritirarsi in buon ordine, digitando sommessamente: “Scusate, volevo solo informarvi”.
Alle otto di sera, la voce che un esercito di tecnici era al lavoro per risolvere un guaio molto più grave ed esteso del previsto, procurato dagli operai che stavano scavando per posare la nuova linea, si sparse tra gli internauti del gruppo; scatenando il panico, quando l’ipotesi di dover passare l’intera domenica a conversare invece che navigare si fece concreta, in molti utenti alle prese con vere e proprie crisi di astinenza.
Alla fine, gran parte di loro convenne che in fondo, una domenica normale, come quelle gioiosamente godute nell’era pre-internet, non sarebbe stata poi la fine del mondo. E si acconciarono di conseguenza.
E arrivò, finalmente, lunedì mattina. La prima cosa che fecero i nostri eroi appena si alzarono, fu di correre… no, non in bagno, ma bensì ad accendere il computer per informare, urbi et orbi, che internet era finalmente tornato ad allietare le loro case.
Grande, immensa fu la delusione quando si accorsero che nulla era cambiato. Qualcuno si sentì mancare, altri sacramentarono maledicendo il destino cinico e baro che infieriva pesantemente sempre e solo su di loro: ne ebbero ben donde solamente un paio di questi, impiegati in smart working che ci avrebbero rimesso un giorno di stipendio.
Nel bar del paese, gli argomenti di conversazione di giovani e meno giovani, non vertevano sui risultati del campionato di calcio o sull’ennesima figuraccia della Ferrari nel gran premio di formula uno, e nemmeno sul quotidiano bombardamento notturno sull’Ucraina, o sul numero di palestinesi uccisi nella striscia, oppure sui tre italiani malmenati dai coloni israeliani; tutti, ma proprio tutti gli avventori, dopo che il barista affermò di aver saputo con certezza e da persona fidata che il collegamento sarebbe stato ripristinato martedì, perché gli operai dell’impresa incaricata degli scavi avevano “arato” con la ruspa decine di metri di cavo… tutti, ma proprio tutti, riversarono la loro ira sul ruspista e due manovali dell’impresa, rei di essere di nazionalità egiziana e marocchina, e, in quanto tali, degli emeriti incapaci cronici, approdati nel bel paese per mangiare pane a tradimento a spese dei laboriosi italiani.
La protesta, dall’interno del bar tracimò nei messaggi del gruppo social dei residenti, e da qui, dilagando in ogni dove, raggiunse l’ufficio del sindaco; costringendolo, per evitare manifestazioni spontanee difficilmente gestibili, a interrompere gli scavi per la nuova linea superveloce, almeno fino a quando il collegamento non fosse stato ripristinato e, con esso, riportata la tranquillità nel borgo.
Fu un lunedì di passione per tutti, o quasi. In primis per il sindaco che, temendo un martedì nerissimo, si spese in telefonate ai più alti livelli, nel tentativo di accelerare il più possibile la risoluzione del problema; ottenendo in cambio rassicurazioni non del tutto tranquillizzanti.
La sera al bar, gli avventori, dopo aver detto la loro, chiesero un parere al filosofo del borgo: un anziano maestro elementare in pensione che se ne stava in disparte ad ascoltare senza intromettersi nella discussione. Questi, non essendo in possesso di un computer né di uno smartphone, non avendo problemi di connessione e avendo ingollato a ripetizione numero sei bicchieri di grappa Bocchino, fu ritenuto in grado, non solo di esprimere il suo parere senza partigianeria; ma soprattutto, anche grazie all’alcol allegramente ingurgitato, di non imbellettare la portata del dramma epocale che stavano affrontando nel tentativo di renderlo più digeribile e non allarmare ulteriormente la cittadinanza, già con i nervi a fior di pelle e oramai prossima a un tracollo psichico dalle conseguenze catastrofiche.
«Quello che stiamo vivendo, amici miei, è l’inizio della fine!» esordì in tono grave, anzi gravissimo, lasciandoli fin da subito attoniti. «La fine di internet e di tutte le baggianate che vi scambiate sui social!» precisò, rincarando la dose e facendo sbiancare più di un volto di quelli che ascoltavano intimoriti l’oracolo alcolico. «I cavi, non sono stati tranciati da quei tre poveri cristi extracomunitari…» gli avventori cominciarono a rumoreggiare. «E’ inutile che protestiate! Se volete dei capri espiatori, abbiate il coraggio di cercarli lassù!» s’inalberò, ammonendoli alzando l’indice.
«Sì, va’ beh, ora non si lasci trasportare dalla sua fama di mangiapreti, maestro», interloquì un ragazzo che era stato suo alunno.
Il maestro gli dedicò uno sguardo affettuosamente pietoso. «Tu ignorante eri, e tale sei rimasto! Mi spiace, Umberto, ma te la sei cercata. «Quando dico lassù, intendo lassù in alto, dove stanno quelli che tirano i fili di noi povere marionette, spingendoci a spendere e spandere per riempirci la casa di prodotti inutili. E cosa ci può essere di più inutile e deleterio per la mente umana, di un prodotto che la rende dipendente più di ogni altro tipo di droga? Come plasticamente dimostrato dai comportamenti tenuti in questi tre giorni d’astinenza d’accesso a internet», passò in rassegna gli sguardi vacui dei presenti. «Probabilmente, domani, alzandovi crederete di esservi risvegliati da un incubo durato tre lunghi giorni… Beh, vi sbagliate. Voi siete vissuti tre giorni nel reale, parlando, discutendo vis a vis, e non guardando lo schermo di un computer piuttosto che quello di uno smartphone! Domani, cari compaesani, non uscirete, ma ricadrete nell’incubo… e l’inizio della fine, non di internet purtroppo, ma bensì di una socialità sana, dopo una breve interruzione riprenderà il conto alla rovescia.»
Nessuno fiatò. Il maestro passò in rassegna i loro sguardi. L’unico soddisfatto pareva quello del barista. “Per forza, se la lezione sarà servita, anche se lo dubito fortemente, a staccarli almeno un po’ dalle loro tastiere e a farli socializzare, a guadagnarci sarà lui”, ebbe a pensare, prima di chiedere al barista di versargli l’ennesima grappa.
La ingollò al volo senza quasi far toccare il bicchiere al banco, poi trasse di tasca il denaro.
«Lasci, maestro, offre la casa», disse il barista.
Il maestro non colse, pose il denaro sul banco e… «Chi beve col suo bocchino, paga con il suo borsellino, disse il saggio dopo il settimo bicchiere di grappa Bocchino», declamò, scatenando l’ilarità del barista e degli avventori.
«Se sapete ancora ridere in compagnia… allora c’è speranza», sentenziò prima di lasciare il locale.

FINE


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