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Delle prime emozioni cominciano a fuoriuscire da un essere anomalo, un essere apatico: egli ha sempre pensato che fosse semplice esprimersi, ma realizzò che in realtà non l'aveva mai fatto prima in vita sua. Sin dalla prima parola si rese conto della fatica che la sua voce compiva per fuoriuscire dalla sua mente. Quelle emozioni, per una vita intera, erano state represse. Un muro era stato imposto loro di non varcare, ma un'irregolarità si venne a creare. Quell'irregolarità era così forte che riuscì a forare quel maestoso muro con la forza di un treno, un'emozione che neanche l'essere comprendeva. Lui voleva solo essere ascoltato, voleva capire se quell'emozione qualcun altro l'avesse già provata, ma non trovò mai le parole giuste per comunicarlo.
Era qualcosa di completamente nuovo per lui, qualcosa che lo affascinava come nessuna lezione, materia, argomento aveva mai fatto prima. Non era banale, era immateriale, non esisteva ma era lì, ne parlavano tutti al proprio modo e nessuno la capiva, era infinita ma durava poco, ti scombina la mente per poi aggiustarla. Quell'emozione era l'amore. Ma cos'è che aveva provocato in lui?
In quel viaggio realizzò di essere solo, nessuno poteva stargli accanto, nessuno poteva spingerlo nelle tappe della sua vita. L'essere era tanto triste, una tristezza dovuta all'impossibilità di condividere con chiunque quest'emozione, non riusciva a capire come esprimerla. Fu allora che cominciò ad abbattersi, a perdere le speranze, poiché lui era un pessimista per natura. Ma qualcosa accadde, qualcosa di misterioso, qualcosa che dava lui la forza di continuare, reagire. Doveva allora trovare un linguaggio tutto suo, che ahimè solo lui riusciva a intendere.
Da quel piccolo foro sul muro fuoriusciva della polvere di grafite, che cadendo dalla parte opposta formava immagini, simboli sul terreno. L'essere sbalordito cominciava a domandarsi il perché. Cercava di intuire il significato di quei simboli, che a primo impatto lo fecero rabbrividire, facevano provare lui enorme sofferenza, l'unica emozione comprensibile ai suoi occhi, comune a lui, dal momento che da troppo tempo era l'unica che provava.
Il linguaggio adatto a lui.
Da quegli schizzi assaporava le altre emozioni, cominciava a percepire la rabbia, la paura, la passione, ma preferiva rimanere indifferente a loro. Preferiva indubbiamente l'apatia, era più sicuro in quello stato.
Quell'apertura cominciava ad espandersi.
Non riusciva ancora a capacitarsi della trasformazione che stava accadendo, non riusciva ancora a definirla, in quell'attimo voleva solo smettere di sentire, di provare, di vivere. Ma non ebbe più la possibilità di farlo, ogni foro si ingigantiva, si sdoppiava. Da quel foro non usciva più della semplice polvere, era diventato ormai un fiume, che con costanza imbrattava il terreno con nuovi simboli, quindi del nuovo dolore, del nuovo sapere. Un assiduo flusso, inarrestabile ed incontrollabile alla sua mente, quasi non c'era più spazio per contenerla.
Ci provò in ogni modo a tapparli: costruiva nuovi muri via via più spessi, creava del cemento ancora più resistente di prima, utilizzò il metallo, ad ogni nuovo buco saldava una piastra rattoppando qua e là cercando di fermarlo.
Ma la grafite trovava sempre un modo per farsi strada tra i finissi pertugi, era ormai inesorabile e lui sempre più folle diventava. Doveva smettere, in qualunque modo, doveva trovare una soluzione, non voleva provare niente, voleva solo essere quello di prima.
La sua vita però continuava e quello che aveva scoperto non poteva comunicarlo al mondo, era suo. Mascherandosi, dovette proseguire per la sua strada, continuando a studiare per perfezionare la sua abilità di comprensione, eludendo l'enorme rabbia che lo possedeva.
Per il resto del mondo lui continuava ad essere la persona di sempre, indifferente ad ogni argomento o espressione, ma qualcosa dentro di lui stava cambiando, e controllare quella rabbia alle volte era impossibile, si impadroniva del suo essere e da spettatore scrutava il suo agire, sconvolto del poderoso vigore che generava quella singola emozione, scioccato la guardava commettere disastri irrecuperabili e ad ogni scatto finiva sempre per rammaricarsi, una lacrima scendeva sempre dal suo occhio sinistro.
Questo è l'inizio di una storia...