Contenuti per adulti
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Da anni ormai dormiva su un fianco,
le avevano detto che era solo abitudine,
ma a lei era noto il motivo, soffocato in un esile pianto.
Lo proteggeva come solo chi vive in solitudine.
Da anni ormai copriva il proprio corpo con quel manto morbido e accogliente
non lasciava nemmeno uno spiraglio da cui penetrassi aria o sensazione vivente.
Da anni ormai temeva l'arrivo della sera,
lasciava la porta spalancata assicurandosi che le sue grida si sarebbero sentite
e tutto ciò diventava meccanico, ma inizialmente lei non lo sapeva
tramutata la realtà in un incubo insignificante, grida rapite.
Da anni ormai abbracciava un candido cuscino
era consumato, vecchio e logoro, ma amava il modo in cui le stava vicino.
Da anni lo stringeva a sé come fosse parte integrante di una vita ammaliante,
Da anni metteva i capelli sulle orecchie tentando di abbandonare all'esterno quella verità assordante.
Da anni si esercitava a respirare
uno, due, un respiro seguiva l'altro senza tregua, senza sosta
per assicurarsi che quell'avvenimento
si sarebbe solo potuto allontanare,
accompagnato dalle pure braccia del tempo,
obliare però quanto le costa.
Da anni ormai chiudeva gli occhi solo dopo aver sorseggiato della camomilla,
la amava sì, ma la usava per restare tranquilla.
Da anni ormai subiva conseguenze orrende,
pian piano sfumavano in tinte ancora più insostenibili.
Da anni ormai copriva le proprie ferite con delle bende
sperava che curandole l'avrebbero perdonata per quelle scissioni involontariamente irresistibili.
Da anni ormai aspettava il rumore dei respiri pesanti per addormentarsi,
li attendeva tale ad un bimbo che aspetta la madre sulla porta dell'asilo,
odiava assopirsi tardi, ma le cellule le tremavano e lei non aveva ancora imparato a controllarsi,
tremava come una marionetta penzolante, sostenuta da un solo filo.
Da anni ormai aveva paura dell’oscurità,
cercava di fermare il tempo rapendo la luce, trattenendola con tutta la sua voglia di equità.
Da anni ormai la sue dita erano sciupate,
consumate da uno straziante tentativo di aggrapparsi ad un debole barlume che lentamente appassiva.
Delle sue unghie non rimanevano che pochi filamenti, scardinate come i suoi muscoli strappati da un tempo che non fluiva.
Da anni ormai, e nulla era cambiato.
Come un filo che li collegava, alla discesa del Sole lo stomaco le si ritorceva.
portava in grembo il primogenito della paura che lei stessa aveva generato
ed egli scalciava imperterrito trainandola in un bagno di dolori che la struggeva
Da anni ormai era abituata a dormire con i calzini,
la notte indossava indumenti lunghi e coprenti, la avvolgevano come fossero un’armatura.
Si dimenava immobile sotto a quella pelliccia rasserenante,
ne fuoriusciva al tempo stesso insopportabilmente impotente.
Al buio di quella stanza somigliava all’unione di puntini,
un corpo spigoloso, una pesante protezione che non rimuoveva,
sopportava inerte, impassibile davanti all’aumento di quell’infernale temperatura,
sudava, si lamentava, ma non se ne separava.
Da anni ormai le sue orecchie captavano qualsiasi suono e rumore,
si svegliava ancora di soprassalto al minimo sibilo o respiro affannato.
Da anni ormai per addormentarsi contava silenziosamente i battiti del suo cuore,
le sue vene pulsavano, facendo scorrere con andamento ritmico un sangue perlato.
Da anni ormai non ascoltava la musica classica prima di addormentarsi,
aveva rinunciato anche a quelle melodie angeliche che le permettevano di tranquillizzarsi,
ma lei la tranquillità non la conosceva più,
portatale via da una tenebra che la trascinava in profondità, sempre più giù.
Si era abbandonata per anni a quelle note che la guidavano verso i più bei sogni mai fabbricati
ed ora aveva lasciato andare tutto, sola con il buio, la paura e ricordi sparsi, confusi, disordinati.
Da anni il suo udito si era notevolmente sviluppato,
riusciva ad origliare persino i vicini che cautamente sussurravano.
Puntualmente un pensiero prendeva forma e lei riusciva a concentrarsi esclusivamente su quello, lasciando tutto il resto in fin di vita, secco e disidratato,
e lei provava in vano ad annaffiare ciò che di bello le rimaneva, ma quelle avidi serpi lo bruciavano.
Da anni ormai cercava disperatamente di fondersi con una mente vacua, priva di pensieri,
perchè riteneva che la scelta migliore era senza dubbio difendersi
arrivando a perdere la sua stessa identità accompagnata da respiri leggeri.
Quel nemico di cui lei aveva conosciuto paure, gioie, verità, bugie, che l’aveva pugnalata alle spalle con disinvoltura la stava portando ad autodistruggersi.
Da anni ormai nei suoi occhi brillava tutta la luce che rubava dal giorno,
ma non era abbastanza per brillare, venendo di conseguenza sopraffatta dal buio notturno.
E questa luce camuffava perfettamente il suo stato d’animo,
come una maschera va a coprire ogni difetto,
agiva nascondendola come con il nome fa uno pseudonimo,
ma lei ci conviveva da anni ormai, aspettando pazientemente la realizzazione di quel sogno nel cassetto.