Libera

scritto da Margaux92
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Autore del testo Margaux92

Testo: Libera
di Margaux92

Viola, sta riposando su una sedia bianca e blu, sente il soave rumore delle onde dell’oceano ed è colta da un gran senso di nostalgia: i suoi vent’anni, il periodo più intenso della sua vita. Ha settantasei anni, non si è mai sposata, ha avuto diversi uomini e due figlie. Ha viaggiato molto e non ha rimpianti; il viaggio più entusiasmante che ha fatto è stato in australia, era partita dopo la maturità con le sue migliori amiche, erano rimaste tre settimane a melbourne; avevano scelto tutte delle università differenti, collocate in diverse città; quella vacanza sarebbe stata l’ultima occasione di divertirsi insieme e fare le folli insieme.

Quando erano arrivate, erano stremate ma al contempo eccitate ed elettrizzate di essere lontane dalle loro famiglie; quattro giovani fanciulle, che per tre settimane non avrebbero più pensato a studiare né a ripassare per la maturità, solo puro e beato divertimento.

Viola, aveva passato un anno duro e pesante: la madre aveva avuto un incidente ed era rimasta paralizzata ma il papà e il fratello le erano rimasti molto vicino; era stato un dramma ma ora lo avevano tutti egregiamente superato; la madre l’aveva spinta a partire dicendole: “viola, è ora che tu ti diverta, mi sei stata molto vicina ma ora è il tuo momento”.

Viola aveva abbracciato la madre e due settimane dopo era in aereo con le sue amiche, si er erano divertite come non mai da quando si conoscevano; avevano conosciuto molti ragazzi, avevano migliorato il loro inglese e soprattutto avevano conosciuto una nuova cultura. Viola aveva conosciuto un signore argentino, che aveva un albergo, avevano stretto una bella amicizia e si erano scambiati gli indirizzi, bevevano sempre un caffè dopo pranzo e chiacchieravano per più di un’ora: lui le aveva raccontato che si era trasferito in australia quindici anni prima, aveva conosciuto una donna bellissima ed aveva deciso di restare lì, aveva aperto il suo albergo, che andava a gonfie vele; lei, ne era rimasta affascinata, gli aveva posto molte domande sulla vita in argentina, sulla cultura e sulla politica.

A melbourne, avevano conosciuto dei ragazzi francesi ed americani, andavano tutti i giorni al mare, parlavano un misto di inglese, italiano e francese e la sera cenavano e si divertivano insieme; l’ultimo giorno, lei e le sue amiche decisero di andare in spiaggia e dormire lì, portarono tutte le valigie, si fecero il bagno e dormirono tutte abbracciate.

Tornate a genova, non ebbero molto tempo per vedersi, iniziarono a prepararsi per l’università: iscrizioni, affitti appartamenti, studio per i test a numero chiuso.

Era passato un mese da quella splendida vacanza e viola aveva già scritto due lettere al suo amico argentino, il quale le aveva risposto che quando voleva, poteva venirlo a trovare e che tra tre mesi sarebbe tornato in argentina per vedere i suoi genitori e le sue sorelle.

Viola si era iscritta alla facoltà di infermieristica, aveva passato quel maledetto concorso e si era trasferita bologna; era davvero entusiasta nonostante i corsi fossero super duri, abitava con due ragazzi e una ragazza, si trovava molto bene con loro; trascorreva due weekend su quattro con la madre, il padre ed il fratello, mentre altri due restava a bologna con i suoi coinquilini, uscivano, studiavo e si divertivano; non poteva lamentarsi della sua vita universitaria.

Era dicembre e decise di prenotare un biglietto per l’argentina. Il suo amico l’aspettava all’aeroporto, erano entrambi felici di vedersi, lui le mostrò la casa dei suoi genitori, le fece visitare le zone più belle della sua città e la portò a vedere un lago di una meravigliosa bellezza. Era un posto magnifico, pieno di pace, serenità, voglia di distendersi e per qualche minuto non pensare più a nulla. viola aveva adorato quel luogo; l’argentina era un paese bellissimo, la gente era sempre piena di vita e sorrideva continuamente. Aveva ripreso gli studi, aveva anche trovato un lavoretto presso un negozio di trucchi, lavorava i weekend, il bello di questo lavoro era che aveva degli sconti sui prodotti e non era poi così male. 
Un giovedì sera molto tranquillo, ricevette una telefonata da anna, une delle amiche con cui era andata in australia, era di passaggio a Bologna, si misero d’accordo e si incontrarono in centro; anna le aveva fatto una sorpresa: con lei c’erano anche le sue migliore amiche; fu una serata magica, parlarono per ore dei loro studi, dei loro progetti, risero e si ubriacarono. Il mattino dopo pensò che a quell’età: ventun’anni, tutto era possibile, pur avendo preso strade diverse, le sue amiche erano lì per lei e lei, era lì per loro; si laureò a 24 anni, partì per l’afghanistan e resto lì per ben due anni, conobbe un medico con cui ebbe una storia molto passionale ma che lei sapeva bene, era destinata a finire. Tornò a bologna, prese in affitto un appartamentino e dopo un mese, le venne offerta la possibilità di lavorare in africa, fece i bagagli e lasciò per sempre la sua città.

La prima volta che vide il congo ne fu sopraffatta ma non ebbe il tempo di godersi tale emozione; il giorno dopo, iniziò immediatamente a lavorare, non aveva molto tempo per pensare e ciò non era assolutamente male; i suoi colleghi erano molto in gamba, venivano da varie parti del mondo e si dedicavano intensamente al loro lavoro.

Viola abitava insieme ai suoi colleghi, erano sistemati in delle case costruite in legno, aveva stretto dei forti legami, si aiutavano e si sostenevano a vicenda durante le giornate più faticose e dure. Il suo lavoro le dava molte soddisfazioni personali nonostante avesse visto molte persone morire: bambini, donne, giovani uomini; c’era sempre bisogno di personale e soprattutto di molto coraggio e forza.

Visse in Congo fino all’età di settantasei anni, è un’infermiera in pensione, felice e serena; sono le tre del pomeriggio e viola si sta riposando, ripensa alla sua vita, ha una sensazione nostalgica ma è felice, non ha alcun rimpianto, ora può andarsene e volare libera.

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