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Alzò gli occhi al cielo e il primo sole gli riempi
gli occhi di luce.
Calda era la leggera brezza
che nasceva dal mare.
Sollevò' le ali e col becco
lisciò le penne.
Le onde schiumose infrangevano
fragorose le rocce vulcaniche
ai pedi della scogliera.
Lui era in cima.
Le zampe palmate posavano
sul lastrone ai limiti della dura
pietra.
A capofitto sull'oceano.
Sopra di lui solo candide nuvole, cielo e sole.
Sotto, lo stormo di simili strideva beccandosi a vicenda,
contendendosi vigorosamente pesci o piccoli crostacei.
Maestosamente allargò le grigie ali e si buttò in picchiata
verso le agitate, azzurre acque marine.
Conosceva a perfezione l'audace tecnica di volo, planaggio e pesca.
Difficilmente replicabile da altri, in quanto soggettiva
e ottimizzata in anni di studio e pratica.
A pelo dell'acqua immerse metà del becco, e i suoi occhi,
per la prima volta, videro la sua vera immagine riflessa.
La sua vera natura.
Riconobbe capelli, naso, labbra e denti.
Non ebbe timore, ma la mente fu come folgorata da
una presa di coscienza.
Ebbe la consapevolezza che quell’uccello altro non era
che la sua anima, che sempre più spesso si elevava a
voli più profondi, immensi ed assoluti.
Alla ricerca della conoscenza,
della perfezione.
Della verità.
Dell'amore.