L'albero delle cose lanciate sopra (titolo e pref)

scritto da Strabik92
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Narrativa autobiografico-educativa/Testimonianza pedagogica
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Testo: L'albero delle cose lanciate sopra (titolo e pref)
di Strabik92

Nota sul titolo

Il titolo di questo libricino, L’albero delle cose lanciate sopra, nasce da un’immagine semplice e potente: i bambini che lanciano in aria i loro oggetti e li lasciano incastrati tra i rami di un albero.

Non è un’espressione “perfetta” in italiano, ed è proprio questo il punto. L’ho scelta perché richiama il linguaggio dei bambini: diretto, spontaneo, a volte un po’ distorto ma sempre sincero.
“Lanciate sopra” non è la forma più elegante, ma è quella che più conserva il sapore dell’infanzia, della fantasia e dell’immediatezza con cui i ragazzi vivono e raccontano il mondo.

Ogni oggetto rimasto lassù non è un rifiuto, ma una traccia: un simbolo di chi lo ha lanciato, di chi ha lasciato un segno della propria presenza. L’albero diventa così un testimone silenzioso delle storie che leggerete in queste pagine.

Prefazione

C’è un albero, nel giardino della memoria.
Non dà frutti, non fa ombra, non offre rami su cui arrampicarsi. È un albero speciale, perché sopra i suoi rami non crescono foglie, ma oggetti: un grembiule da chef, un pallone da basket, un paio di cuffiette, una macchinina senza ruote, e tanti altri.
Ognuno di questi oggetti non è solo un simbolo: è un frammento di vita, una porta d’ingresso nelle storie vere di bambini e ragazzi incontrati in un Centro Diurno.

Ogni oggetto lanciato in alto e rimasto sospeso tra i rami racconta un pezzo di cammino, fatto di sogni e cadute, di ferite e rinascite, di dolori che si trasformano in coraggio. Sono storie che portano con sé l’ingenuità dell’infanzia e la rabbia dell’adolescenza, la ricerca ostinata di amicizia, di autonomia, di riconoscimento. Sono storie di resilienza e, al tempo stesso, di fragilità, in cui l’educazione non è mai un sentiero lineare, ma un continuo intreccio tra possibilità e limiti, tra desideri e realtà. Come educatore e coordinatore, ho avuto il privilegio di custodire queste storie, di abitarle per un tratto, di accompagnare bambini e ragazzi dai 5 ai 14 anni lungo una parte del loro percorso. Non sono eroi né vittime, ma persone in crescita: ciascuno con il proprio bagaglio, ciascuno con il proprio oggetto lanciato sull’albero, a testimoniare che anche ciò che sembra piccolo o dimenticato può diventare segno e memoria.

Il nostro lavoro educativo è spesso un equilibrio sottile: tra il sostegno e il lasciar andare, tra l’essere guida e l’essere compagni di strada, tra l’accogliere il dolore e incoraggiare la speranza. Ogni storia qui raccolta mostra come la relazione educativa possa diventare spazio di trasformazione: non sempre risolutiva, non sempre definitiva, ma capace di aprire spiragli.

L’albero delle cose lanciate sopra non è un monumento alla nostalgia, ma un invito a guardare più in profondità: dietro un grembiule, una penna, una felpa dimenticata, c’è la voce di un bambino che sogna di essere ascoltato. Questo libricino non è un archivio di ricordi, ma un esercizio di memoria viva, un modo per restituire dignità a quelle voci e, allo stesso tempo, per riflettere sul senso dell’educare oggi.

A chi leggerà queste pagine auguro non solo di incontrare i ragazzi e le ragazze che vi abitano, ma anche di lasciarsi interrogare. Perché ogni storia custodisce una domanda che non smette di bussare: quanto sappiamo davvero vedere e ascoltare i bambini e i ragazzi che vivono accanto a noi?
Io non sono che un custode temporaneo di questi racconti.

Ho visto grembiuli volare, palloni rimbalzare, biglietti di autobus spiegazzati e penne mordicchiate trasformarsi in messaggi silenziosi. Ho ascoltato risate leggere e pianti incontenibili, ho visto rabbia e delicatezza convivere nello stesso sguardo.

Queste storie non appartengono a me: appartengono ai bambini e ai ragazzi che le hanno vissute. Io ho soltanto raccolto i loro oggetti e li ho appesi a questo albero perché non vadano perduti, perché diventino memoria condivisa e stimolo di riflessione.

Scrivere questo libricino significa riconoscere che l’educazione non è mai una formula pronta, ma un incontro: fragile, faticoso, eppure pieno di possibilità.

I nomi che leggerete non sono reali: ho voluto proteggere l’intimità e la dignità di ciascuno. Ma i vissuti, le emozioni, gli sguardi e i silenzi sono veri. Alcuni racconti sono leggeri come un soffio di vento, altri pesano come sassi che non si riescono a buttare via. Tutti, però, hanno in comune una forza: la possibilità di trasformarsi, di crescere, di lanciare ancora più in alto.

Questo libricino non è un manuale, né una raccolta di teorie educative. È piuttosto un viaggio tra rami intrecciati, un cammino dentro le storie dei ragazzi e delle ragazze che ho incontrato e che continuano a insegnarci qualcosa ogni giorno.
Spero che chi legge possa sentire la stessa meraviglia che provo io ogni volta che guardo quell’albero: un albero che non giudica, che accoglie e custodisce, che rende visibile ciò che troppo spesso resta invisibile.

Perché ogni oggetto racconta una vita.
E ogni vita merita di essere ascoltata.



PUBBLICHERO UNA STORIA PER VOLTA di una pagina. alla prossima.





L'albero delle cose lanciate sopra (titolo e pref) testo di Strabik92
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