Il tavolo

scritto da dimenticato
Scritto 3 anni fa • Pubblicato 3 anni fa • Revisionato 3 anni fa
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Acnhe se ormai scrivo sempre più di rado - penso da una parte sia anche una fortuna dato che sto apprezzando più a fondo la natura che mi circonda - voglio condividere uno stato d'animo maliconico da un sogno che evoca persone irraggiungibili.
- Nota dell'autore dimenticato

Testo: Il tavolo
di dimenticato

Cercava un suo amico che stava per affrontare un lutto. Voleva cercare di consolarlo. Passò davanti al tavolo di un bar dove era seduto il suo datore di lavoro. Aveva cercato invano di non farsi vedere, ma era stato fermato da quest’ultimo ed era costretto a sopportare le sue solite insensate e petulanti richieste, allo stesso tempo pensava come divincolarsi con una scusa. Ad un tratto vide in lontananza l’amico: “Devo andare” disse al suo capo. Ma l’amico gli fece un cenno con un sorriso e con la mano fece per salutarlo. Stranamente non era in vena di stare in compagnia, era piuttosto strano per un tipo che era sempre stato a suo agio in mezzo alla gente ed era sempre stato un tipo tutt’altro che solitario. In più lo vedeva molto dimagrito, sembrava che avesse perso almeno venti chili e dal volto sembrava persino molto invecchiato. Gli effetti della tristezza potevano essere devastanti. Pensò di insistere, ma quasi subito vi aveva rinunciato. Era inutile, sembrava ci fosse un muro impenetrabile ormai. Sconsolato si rivoltò indietro, vide che il suo capo era andato via. Si risedette al tavolo. Sentì improvvisamente un pizzicotto sul fianco, era doloroso, e subito ne sentì un altro. Stava chiedendosi chi potesse fargli un simile scherzo e tutt’ad un tratto vide quel viso, quegli occhi e quelle labbra sotto quei lunghi capelli neri che tanto tempo prima l’avevano fatto innamorare. Quella donna sembrava essere venuta lì per consolarlo e per colmare quell’abisso che portava nel suo cuore. Gli sorrise. Egli voleva rimanere lì per sempre, ma lentamente quella donna scomparve. Era soltanto un sogno, quella donna non l’aveva mai avuta, anche se ricordava per lo meno la speranza che tempo addietro ella aveva rappresentato per lui. Non aveva ricambiato nemmeno lontanamente le sue attenzioni ed era ormai irraggiungibile. In una dimensione parallela, forse, era felice: rideva, scherzava e faceva l’amore con lei, o, molto più probabilmente, la sua anima aveva viaggiato per conto suo, sapeva benissimo il posto in cui avrebbe trovato consolazione, sebbene il corpo fosse costretto a stare fermo. Ma la realtà a cui era presto ripiombato gli ricordava che avrebbe dovuto affrontare da solo le difficoltà della vita. E imparare ad apprezzare da solo anche le cose belle.
Il tavolo testo di dimenticato
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