L'aquilone

scritto da Paulus
Scritto 23 giorni fa • Pubblicato 23 giorni fa • Revisionato 23 giorni fa
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Autore del testo Paulus

Testo: L'aquilone
di Paulus

La fanciulla è leggera corre con l'aquilone ove la brezza capeggia sul litorale dove la rena è bianca, se fradicia si fa grigia ed è un grumo. La villa guarda dall'alto il mare. Bianca la pergola bianchi gli infissi. La collina digrada, sulla sommità domina la villa abbandonata. I segni del tempo sono tangibili, evidenti ad un occhio attento. La sedia a dondolo e l'arcolaio sul patio. La sedia altalena quando la prima brezza sale dal mare, e cigola. La bambina gli occhi cisposi quasi si fosse appena levata i capelli amaranto appena ondulati la mano frale che tiene il cordino è ora un puntino all'orizzonte. Il cancello scardinato le due colonne rettangolari su cui sono fissati i perni, il sentiero disusato, invaso da gramigna e convolvolo, sale fino al patio. Sulla colonna giganteggia il simulacro di un angelo, di marmo poroso e annerito. Lo sguardo incolore la mano forte nell'atto di sguainare il brando. Eleonora è estasiata. Sul patio la nonna dipana la matassa all'arcolaio il nonno - la pipa è spenta penzolante - si lascia cullare dalla sedia a dondolo. L'uomo di mare raggiusta la rete sulla battigia cantando "la nonna fila il nonno dondola quando uno sconquasso dal cielo...". La voce turbata quella del padre "Eleonora dove sei? Torna indietro." Un ultimo fuggitivo sguardo della fanciulla. Ma ora sulla collina verdeggiano rovi e ginestre, e faggi e castani oscillano come il mare crespato per le onde. Sul bagnasciuga la rete sfrangiata per l'uso è un gomitolo informe. Il rombo dell'aeromobile scuote la quiete del meriggio. La fanciulla di cui si contano le ossa tra le braccia del padre accigliato promette "Non lo farò mai più".
L'aquilone testo di Paulus
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