Imparando la luce (sul mare)

scritto da Ania Evitpadalam
Scritto 11 giorni fa • Pubblicato 5 giorni fa • Revisionato 5 giorni fa
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- Nota dell'autore Ania Evitpadalam

Testo: Imparando la luce (sul mare)
di Ania Evitpadalam

Ho scritto mille versi d’ombra,
oggi voglio scriverne uno di sole.
Scendere al mare come chi si perdona,
e lasciare che l’acqua mi consoli.

Lì, dove il mondo si tace,
dove i pensieri si fanno ovatta,
tutto è ritmo, respiro, grazia,
e il cuore, per un attimo, si adatta.

Scivolo nel blu, e il blu risponde,
m’abbraccia come un dio che non pretende.
Il corpo non pesa, la mente tace,
il tempo non esiste, e nulla mi offende.

Poi arriva l’onda, viva, enorme,
mi solleva, mi guida, mi deforma.
Sopra di lei, io non ho nome,
sono vento, acqua, sale e forma.

Un istante, ed è gloria pura,
la pelle canta, la mente giura
che forse la luce non è bugiarda,
che anche un’anima stanca la guarda.

Sotto, nel silenzio profondo,
dove l’acqua mi chiude il mondo,
sento il battito come un tamburo,
antico, lento, sincero, duro.

E quando risalgo, tossendo aria,
rido, la stanchezza è necessaria.
È quella pace che viene col fiato,
quando hai perso tutto… e sei tornato.

Vorrei restare, in quell’istante chiaro,
dove il mare è maestro e l’uomo è raro.
Vorrei imparare la lingua del sale,
credere che vivere non fa male.

Forse è questo il mio inizio lieve,
il mio piccolo passo verso il bene.
Io, che ho tanto amato il nero umano,
sto imparando la luce, piano.

Imparando la luce (sul mare) testo di Ania Evitpadalam
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