l'ultimo rigurgitare del sole,
su rossigni nimbi senz'ancor forma,
adornava di avaro lucore,
la desolata boscaglia intorno.
tra'l murmur del rio e'l vociar de fronde,
imbruniva lieve l'orizzonte,
oltre il profilo dei muti colli,
d’ombre si cingeva la piana tutta.
e l'aere percossa era da stormi,
chè l'ora del vespro s'avvicinava,
e la bronzea campana ancora,
indugiava a scigliar le sue note.
.
ivi dove l'ardor è vampa vana,
e forti membra diventan cenere,
in quel campo ove la zolla bolle,
al raspar dell'uomo, alfin giungesti.
viva, qual tenue pallido candore,
ch’alcun udì il tuo passo muovere,
oltre gl'ombrosi cipressi, che l'ave
urne colgono nella loro quiete.
l'ora tarda non volgea il tornar tuo,
che nostro amor mosse a cercarti,
riversa su pietra fosti trovata,
che'l fatale gesto fu già compiuto.
tra i taciturni così decisti,
di lasciar noi per andar a loro,
a quel silenzio parco senza moto,
tra voi, sì mute genti delle valli.
e or, per vie torte della memoria,
pria ch’alba allontani il tuo venire,
fammi sentir l’allor carezza persa,
fammi sentir la voce tua ancor.
Elegia per un’amica. testo di Oldman61