Contenuti per adulti
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Senza saper volare siamo attratti dalle altezze
per scuoterci di dosso la terra e le sue spoglie
sicuri come dei ci ergiamo sulle nostre gambe
col capo mezzo al vento del cielo siamo stelle.
Ci stringiamo per capire il più antico e pio dolore
di qualcuno che qui lascia le stanche membra sue
la colpa che proviamo nell’accompagnar le salme
è l’affetto che trascende quel principio universale.
I
Rovine di casolari miseri e religioni dimenticate
camminiamo su clessidre e cocci di ceramiche
ci sfioriamo le mani con gli occhi, senza parlare
sulla cima della storia il tempo a contemplare.
Antichi dei odiano questa notte decadente
lingue di fuoco ci strappano al sogno, romantiche
siamo prigionieri della luce grigia di albe eterne
e costretti sopra il mondo a camminare.
II
Fuochi cinerei illuminano le strade
i nostri corpi si confondono nelle ombre
lunghe, scolpite dal silenzio eloquente
dei miti custode di civiltà senza nome.
Profondità dei pozzi è il nero di queste terre
bruciate vive su ricordi che non hanno mai fine:
è il rogo incessante del sentimento d’amore
è la scintilla di luce a illuminare la notte.
III
Nei giardini dei cipressi sfiliamo le cime
ci innamoriamo dentro cattedrali gotiche
al sogno della vita vogliamo appartenere
e con un lungo bacio la morte allontanare.
Non esiste tregua al nostro cieco errare
collezioniamo mattoni di comunità distrutte
ci amiamo stesi al fresco delle catacombe
simboli del passato che vogliamo trattenere.
IV
Ci consola guardare le foglie cadere morte
misurare l’abbandono di un declino fatiscente:
si acuisce il sentimento, magnifica desolazione
del paradiso perduto a cui aspiriamo ritornare.
Dove si trovano il senno e le emozioni perdute
dove nasce l’arcobaleno e l’eco si esaurisce
dove il cielo è tramontato, l’aurora si esplode
in pegno agli uomini derubati della passione.
V
Ogni giorno più vecchio e ogni anno più giovane,
romanticismo da basso impero alle colonne d’ercole
tra i rami secchi della storia passa ora un vento sottile
passa l’inverno tra i vetri rotti, la rosa tra le sue spine.
Annoiati, ci trasciniamo pigramente per queste stanze
seminiamo le impronte sulle sabbie di spiagge deserte
se l’orizzonte è un limite al cielo per incontrare il mare
a noi bastan le mani: dammele forte se ti senti cadere.
VI
Queste mani afferrano il buio per i capelli, mute
ostaggio sottoterra del tabacco vecchio da fumare
guardiamo da lenti spesse sotto il fondo del bicchiere
così impariamo alfabeti nuovi, nuovi modi per amare.
Ubriachi dopo molti litri di parole
risaliamo fino al varo della mente
la durata di un minuto supera le ore
ogni confine diventa evanescente.
VII
Scavalcando con slancio le inferriate del presente
siamo destinati vivendo a morire diverse volte
per rinascere ogni volta dimenticando perchè
per rinascere portando con noi solo il nome.
Respirando supini lo scuro oblio del cuore
siamo trafitti dai raggi del sempiterno sole
giorno dopo giorno, in costante divenire
viviamo nel momento sentendolo morire.
VIII
Parata di attimi in costante marcia funebre
rotolate seri su di un paesaggio sepolcrale
soffiate voi la polvere a cigolar le giunture
alla luna impegnate tra le cripte ad ululare.
Siepi sbocciate al fosco pallore
nessuno davvero potrà mai capire:
il prezzo fissato a una sera d’estate
è che l’alba pronta vi veda appassire.
IX
Angeli nel fango e festose danze macabre
tra scheletri si scherza a scavar altrui le fosse
c’è tristezza nella gioia che piacere nel dolore
d’esistenza transitoria nella stessa solitudine.
I tramonti non sono che l’esecuzione delle albe
i bagliori nel cielo sono da millenni stelle morte
scopriamo vivendo che la bellezza è vulnerabile
da nobildonna decaduta ha zaffiri come lacrime.
X
Passeggiamo leggeri nei cimiteri tra le tombe
meditando sulla quiete delle scritte lapidarie
al crepuscolo parliamo riflessi dalle lampade
sopra la sagoma livida di un edificio lugubre.
Dal paese arriva odore di arrosto e di cenere
nell’aria si addensa la malinconia domenicale
ritorniamo, calmi, ignorati dai profili delle case
percorrendo i muri di un campanile medievale.
XI
La coltre nasconde ai lampioni bestie diaboliche
sono coriandoli di tenebra, ci sussurrano parole
noi siamo posseduti da un terrore elettrizzante
hanno i volti deformati di un orrore eccezionale.
Si divertono nel sonno a strappare le coperte
a rincorrere i bei sogni facendo strane smorfie
sono gli incubi taciuti tra le fantasie recondite
segreto quotidiano sconosciuto dell’esistere.