Fantasmi di vita

scritto da CDA13
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Testo: Fantasmi di vita
di CDA13

«Ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?»

Mi sono ritrovata a trentiquattro anni, dopo una pandemia, mentre gli Stati si lanciano missili e accuse.
Ho sognato per trentiquattro anni ciò che avrei voluto essere. Ho creduto nella possibilità, nel domani, nel futuro. Poi ho smesso.

Non per sottrarmi al tempo, né per ribadire una comoda inettitudine come l’ultima sigaretta di Svevo. Io ho smesso davvero.
Ho smesso perché, all’improvviso, mi sono sentita grande. Di una grandezza evidente.
Grande abbastanza da contare sulle dita e sugli ovuli rimasti. Grande da fare bilanci con la partita doppia del dare e dell’avere.

Ho dato la mia vita ai libri — ho ricevuto disillusione.
Ho dato la mia vita a mia madre — ho ricevuto frustrazione.
Ho dato la mia vita a ciò che ho sempre voluto fare — ho ricevuto milleseicento euro al mese.
Ho dato spazio e ho ricevuto oppressione.
Ho dato silenzio e ho ricevuto una voce dentro che urla.
Ho dato me stessa all’idea di un mondo che suonasse di vento e cicale e ho ricevuto il frastuono di una bomba.

Una vita vissuta con ponderazione, schivando i colpi della sorte.
Una stanza piena di libri. Un treno non preso. Un impegno fissato e un attimo d’aria negato.
Occhi sognanti e piedi ben piantati a terra.

Tic, tac...

Boom. È esplosa alle sette in punto. Che strano: suonava come una sveglia impostata alla stessa ora da anni.
Capii: non era il momento di andare. Era solo il ciclo che continuava, costante come il sole che muore e rinasce sulla stessa collina.
Lui vive perché io possa vivere non vivendo.

Mi sono alzata dal letto e ho messo da mangiare alla gatta.
L’ho guardata negli occhi, promettendole che di lei non mi sarei mai stancata.

Poi sono andata a lavoro. Niente pergamene o manoscritti da interpretare: solo aria condizionata accesa e pratiche da sbrigare.
Odore di profumo, quello per fare una buona impressione.
Odore di lacca, quello per rendere il travestimento impeccabile.
Odore di morte, quella invisibile: non risulta dalle analisi del sangue, ma ti divora dentro, lenta, come vermi che svuotano una mela.

«Sarai mica un fantasma?»

No. Un saluto mi attraversa. Forse un fantasma anche lui.

— Ti trovo bene, disse.
— Grazie, sto riposando meglio, mentii io.

Ancora una volta, il trucco era riuscito.
Nessuno saprà mai. Nessuno alzerà quel lenzuolo scoprendomi fredda di ghiaccio e bianca di neve.

Ancora una voce nella stanza: la più autorevole.
— Abbiamo già raggiunto tutti i budget e siamo solo a metà anno.

Tutti furono entusiasti.
Il capo si era detto contento di loro e del lavoro svolto.
Li vidi finalmente sorridere, uno per uno, dopo anni trascorsi in attesa di approvazione.
Cani che aspettavano il biscotto-premio per aver dato la zampa al padrone.

E se fossimo davvero cani?
La nostra fedeltà a un’idea immutabile di noi stessi, degli altri e del mondo avrebbe finalmente una spiegazione.
Come il bisogno di una carezza che nutre l’illusione di essere indispensabili.

All’improvviso, un’illuminazione.
Pensai alla mia gatta, al suo strusciarsi elegante che esiste solo come sospensione dagli artigli retrattili e dall’istinto predatorio mai veramente sopito.
Ai suoi occhi che vedono oltre l’oscurità della notte.

In un’aria intrisa di bisogno, libertà significava essere.
La tirannia del dovere poteva essere abbattuta da un colpo di coda e due fusa ben assestate.

— Fra poco finalmente sarà agosto, sentii dire.

Tic, tac...

Non risposi. Presi un caffè, sorrisi ma era un ghigno.
Tra poco sarò in ferie. La bomba delle sette sarà disinnescata, in attesa di esplodere ancora.

Tic, tac, tic, tac...

Fantasmi di vita testo di CDA13
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