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BATUCADA
Rulli di tamburi echeggiano nell’aria
ritmi ripetuti assordanti
cadenzati si susseguono
si sovrappongono tra loro
in un frastuono gioioso
martellante le orecchie
gridano pietà le cadenze
aumentano forsennate fino
a notte non smette batte
batte batte e batte ancora
all’infinito sembra senza
termine gli strumenti a
percussione non hanno
necessità di prendere
fiato e il ritmo ripete
riprende l’orchestra
intera di grancasse
tamburi tamburini
piatti triangoli ci
danno dentro a
più non posso
senza conoscere sosta.
Mindelo vibra al tempestoso ritmo
gente invasata guarda e ascolta colta
dalla trance ipnotica del tambureggiare
l’atmosfera carica di tensione i corações
scuotono nel petto in tutto il corpo si sente
fremere all’impazzata dalla banda strana se
si va in giro per la città senza vederla la puoi
localizzare dalla direzione e l’intensità del ritmo
una cappa musicale rumorosa martellante penetra
nella casa in testa a più non posso sembra che la gente
capoverdiana non ne possa fare a meno li inciti a qualcosa
per lo meno li tien tesi con la mente impegnata il controllo è
assicurato basta poco per chi non ha che musica di doman
non v’è certezza è altro giorno e si vedrà quel che conta
è ora subito acchiappa e scappa il futuro mostrasi
lontan quest’isolani epicureisti per necessità
napoletani di una volta ma africani
in mezzo al mare un’isola c’è e
vi abita la figlia del re avrà
fatto la fine degli altri
incatenata stuprata
deportata schiava
venduta assai
sfruttata e
muore
qui.
E il tambureggiamento non finisce mai di cessare.
Pasquale Raffaele D’Orlando
Mindelo 7 maggio 2003