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Mi chiedo cosa ci sia dietro agli alberi,
ai loro tronchi secchi, e ruvidi, apparentemente inerti ma contenenti la vita.
Se questa ha la stessa forma di ciò che scorre dentro di me, o di te,
nel mentre che attraversiamo strade,
senza saperne il motivo.
E forse non è vero che siamo così diversi, gli ellissi dei nostri occhi e quelli dei laghi dolci,
forse in entrambi abitano mostri, che alla luce non si vedono.
E ancora, cosa davvero ci separa dagli alberi,
cambia molto se a percorrere le nostre braccia sono vene bluastre,
mentre di quelli le increspature del legno. Domande senza risposte, io alla montagna che mi guarda,
lei immensa e io tanto minuta come i caratteri che batto su macchina.
Come comunica lei, un fianco di terra contro il cielo,
parla attraverso l'aria che mi dona,
o ha un modo più profondo di dare agli altri quello che non riesco a dare io.
Siamo io e la montagna questa sera, anche se vorrei ci fossero i tuoi occhi per guardarla.
Potremmo carpirne allora più dettagli, scoprire che la sua forma è la distanza tra il tuo collo e la tua scapola, o quella tra mio fianco e la mia vita.
Ma la verità è che tu sei assente, e oggi l'unico riflesso mio,
sono gli intrecci di queste foglie, i nodi dei miei capelli.
E forse se mi ci perdo, posso sentire il vento snodarmeli, uno ad uno,
perché Sono nella montagna io stessa.
Se solo la guardo ancora, ancora, ancora...