Un racconto di Natale un po' al contrario.

scritto da Michele 57
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Come realizzai che Gesù Bambino non portava i doni.
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Testo: Un racconto di Natale un po' al contrario.
di Michele 57

COME REALIZZAI CHE GESÙ BAMBINO NON PORTAVA I DONI.

In genere, da bimbo, ero solito passare il Natale nella casa dei nonni. Fu proprio lì che il fatto ebbe ad accadere, nell’età dei miei cinque anni, quando misi in opera un certo mio progetto, che addirittura giungeva a prevedere una rapina ai danni di Gesù Bambino .

La sera di quella vigilia di Natale, al solito, mi si disse che dovevo ritirarmi presto, altrimenti il Bambino Gesù, vedendomi sveglio, non mi avrebbe lasciato alcun regalo e, così, mi affrettai alla volta della mia camera da letto, fingendo soltanto di accingermi ad addormentarmi tranquillamente, per poter poi trovare, al mio risveglio, tutti i doni, ordinatamente raccolti sotto l'albero di Natale; ovviamente, quella mia momentanea ritirata aveva rappresentato una mera simulazione, giacché i miei reali disegni, per la verità, consistevano in una tutt’altra cosa.

Infatti, poco dopo che ebbero spento la luce della mia camera da letto, augurandomi la buona notte, io mi alzai e, per poter portare a compimento quanto mi ero proposto, imbracciai il mio fucile ad aria compressa che sparava tappi, animato da un intento abbastanza semplice: poter riuscire a rapinare Gesù Bambino di tutti i suoi doni, anche di quelli destinati agli altri piccini. Al fine di rendere quella mia arma maggiormente offensiva, avevo anche provveduto ad infilare uno spillo su ciascuno dei suoi due proiettili di sughero, facendone minacciosamente sporgere la punta dal lato esterno. Prima di inserirli sulla pallottola, munitomi della protezione di un paio degli spessi guanti del nonno, avevo sfregato a lungo gli spilli contro la ruggine che intaccava gli attrezzi del giardiniere, che venivano conservati in un ripostiglio, collocato fuori di casa, oltre il margine delle aiuole, a ridosso del muro di cinta.

Quest’ultimo accorgimento lo avevo adottato, di conseguenza al frequente ammonimento che mi veniva rivolto di assolutamente non toccare quegli attrezzi un poco arrugginiti, poiché altrimenti, se appena mi fossi ferito con quelli, mi sarebbe automaticamente venuto il tetano e ne sarei morto in un brevissimo lasso di tempo, prima ancora che vi si potesse opporre un qualunque rimedio, attraverso una terapia medica. Avevo provveduto a trattare con la ruggine quegli spilli che sporgevano dai proiettili del mio fucile e, dunque, potevo nutrire la certezza di essermi provvisto di un’arma davvero letale: chi sarebbe stato colpito sulla pelle dai tappi del mio fucile così arrangiati si sarebbe punto e, di conseguenza, pressoché immediatamente, sarebbe altresì morto di tetano.

Il progetto che mi ero prefissato, come accennavo, era estremamente semplice: Gesù Bambino sarebbe arrivato, io gli avrei sparato con i miei proiettili letali e lui sarebbe morto di tetano; a quel punto, mi sarei potuto appropriare di tutti i doni che lui avrebbe recato con sé, anche di quelli destinati agli altri. Certo, una volta morto, il Bambino Gesù non sarebbe poi più potuto venire a distribuire i regali natalizi ai piccini, ma io speravo che quelli che mi sarei procurato in quella occasione mi sarebbero bastati, almeno sino a quando non fossi diventato abbastanza grande, da non essere più nell’età di poter ricevere quel genere di doni (gli adulti, infatti, mi avevano ripetutamente avvertito del fatto di come, dopo il raggiungimento di una certa età, Gesù Bambino cessasse del tutto di portare regali).

Seguendo quel mio piano e, quindi, pronto a sparare col fucile, mi appostai strategicamente, dietro ad un mobile, rispetto alla cui posizione non esisteva alcun ostacolo che si frapponesse fra la traiettoria della mia arma e l’albero di Natale, e mi misi pazientemente ad attendere.

Ero lì di guardia da nemmeno cinque minuti, allorquando vidi entrare in salotto mio padre, che recava svariati pacchi e pacchetti fra le braccia. Io gli sparai, lui disse «Ahi!», ma non morì nemmeno di tetano: che vergogna ingannare così crudelmente dei poveri bambini, con la storia del tetano …
Un racconto di Natale un po' al contrario. testo di Michele 57
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