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Tu menti,
ma non so bene su cosa.
Ti guardo e mi perdo
in quella foresta bruna
che sono i tuoi occhi impenetrabili.
«Chi sei?» ti domando
«Una volta ero un uomo», mi rispondi.
Ora sei solo ombra.
Una cupa nebbia ti avvolge,
mi faccio strada fra densi fili di fumo,
come ragnatele rimangono appiccicati sulle dita,
sento che mi sto avvicinando.
Voglio scoprirti, riportarti alla luce.
Un altro passo ancora, sono quasi da te.
Ti ho trovato finalmente:
sento il tuo viso sotto i polpastrelli
inchiostrati dalla polvere.
Pulisco la fuliggine che ti annerisce,
ti guardo e vedo ciò che mi nascondi.
Allora mi mostri la via,
ma non mi tendi la mano
mi chiedi solo di fidarmi.
Come Caronte,
mi trasporti in un altro mondo,
a me sconosciuto. Ma se ci sei tu,
io mi fido.
Voglio sapere cosa mi attende.
Chiedimi di buttarmi e lo farò.
La tua forza è la mia.
Sei il mio elisir.