Contenuti per adulti
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La città riposa, le finestre sono buie.
Solo due telefoni restano accesi, e con essi, due menti che si cercano tra le pieghe della notte.
Marta:
Non fare quello che si distacca sempre, Enea. Sai farlo troppo bene.
Enea:
Ormai sono un maestro Jedi, no?
Marta:
Abbassa quelle difese… quelle che hai alzato da anni.
Enea:
Ma non solo con lei... In generale.
Marta:
Lo so. Ma secondo me anche con lei...
Enea:
Sì. Lo so.
Marta:
Pensi che riuscirai mai a riaprirti?
Almeno con chi ti è vicino...
Enea:
Forse sì. Un giorno.
Marta:
Sai, a volte vorrei dirti tante cose… Ma non trovo le parole giuste.
Enea:
Dille. Anche se non sono perfette come le vorresti.
Marta:
Ho paura. Di entrare in uno spazio dove non sono più una persona gradita.
E non voglio oltrepassare il tuo limite.
Enea:
Aspetta… cosa intendi?
Marta:
Niente fraintendimenti...
Intendo che a volte vorrei esprimere un parere, o farti una domanda che mi gira nella testa…
Ma poi mi fermo. Per rispetto.
Perché credo che tu ti sia chiuso dopo… dopo tua madre.
Vorrei solo aiutarti a portare un pezzo di quel peso...
Enea:
Puoi farlo. Anzi, devi farlo!
Se ti parlo, è perché non mi dà fastidio.
Non ho problemi a ricevere domande o pareri.
Marta:
Grazie per la fiducia.
Anche se, ti confesso, mi faccio mille problemi prima di farti una domanda.
Mi sembravi più estroverso, sai? Quando ci siamo conosciuti...
Enea:
Vedi, in realtà io sono sempre stato riservato... Non è una corazza nuova.
La differenza è che ora so di averla. Prima non ne ero consapevole.
Marta:
E questi pesi… Questi pesi ti soffocano?
Enea:
Non ero consapevole di quello che mi portavo dentro.
Ora lo sono.
Tutto è cominciato con la malattia di mia madre...
Marta:
Mi ricordo di quella serata al bar... di quel ragazzo che ti tempestava di domande.
Si vedeva che ti dava fastidio. Perché non l’hai fermato?
Enea:
Volevo vedere fin dove sarebbe arrivato.
Marta:
Ecco perché io evito sempre domande troppo personali...
Temo che, anche se ti dessero fastidio, non lo diresti.
E che quindi io potrei calpestare qualcosa di fragile, senza volerlo.
Enea:
Ma siete voi che dovete farmele, quelle domande!
Con garbo, certo. Ma siete voi!
Marta:
E se una domanda ti facesse stare male? Che si fa, in quel caso?
Enea:
La vita è fatta anche di dolore...
E se è proprio di dolore che si deve parlare, lo si attraversa!
Marta:
Non lo so…
Accogliere il dolore è una scelta, no?
Enea:
Allenarsi al dolore in piccole dosi… è allenarsi alla vita.
Marta:
O forse significa solo evitare la vita... Ci hai mai pensato?
Enea:
Io sono grato al dolore che mi ha fortificato.
Marta:
Ci si può fortificare anche senza dolore.
Il dolore ci sarà sempre e comunque.
Enea:
Ma è pur sempre una nostra decisione volerne trarre insegnamento.
Marta:
Ma dobbiamo imparare anche a difenderci da esso, no?
Enea:
Certo! Ma non potremo evitarlo sempre.
Piuttosto: dovremmo imparare ad accoglierlo, e a conviverci.
Marta:
Non dobbiamo però spalancargli le porte.
Se qualcuno ci ferisce, possiamo allontanarlo.
Se qualcosa ci soffoca, possiamo evitarlo.
Enea:
Non accolgo il dolore a braccia aperte.
Ma non per questo lo devo rifiutare ad ogni costo.
Possiamo decidere di evitare ciò che già conosciamo come dannoso.
Ma nel nuovo, ci sono sempre sia gioie sia dolori.
E da entrambi si ha molto da imparare.
Marta:
Convivere con il dolore…
Sì, è necessario.
Io però non so farlo bene. Il dolore mi abbatte.
Certo, poi mi rialzo, ma sono comunque caduta.
Enea:
Bisogna vaccinarsi contro il dolore, a piccole dosi.
Marta:
Già…
E tu? Ora ci sai convivere?
Enea:
Decidere di evitare il nuovo solo perché può far male…
Significa vivere solo ciò che già conosci.
E questo, Marta, è un limbo.
Un non-vissuto.
Marta:
È vero.
Penso anch'io che valga il rischio di affrontare il nuovo, anche se può ferire...
Enea:
Tutto questo solo per dirti che puoi chiedermi tutto ciò che vuoi.
Marta:
Allora lo farò, con cautela.
A meno che io non perda di nuovo il controllo!
Sorridono entrambi, anche se nessuno può vedere il volto dell’altro. Ma la notte li ha ascoltati. E, almeno per ora, è abbastanza.