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Signor Koyanagi lei certamente sa
Che il liquore a volte rende bruti i repressi
E loquaci coloro che son da sobri taciturni.
Ai vivaci impone il pianto di ciò che non può più essere disfatto
E fa dire ad alcuni ciò che a lungo implacabile ha ribollito dentro
E altri spinge a gesti il cui coraggio è sempre mancato.
Ma anche deve sapere che esiste una magra razza di buoni a nulla
Privi d’ogne arte ed ogni slancio nella vita
A cui l’alcool d’improvviso concede la poesia.
E così quando, senza pensarci,
Lei ha apprezzato con sorpresa
Il connubio del polpo e dell’aglio
E la loro insospetta squisitezza,
Accadde che io posai il bicchiere
E, pure senza pensarci,
Queste parole mi uscirono dal riparo dei denti:
“Questo è ovvio, signor Koyanagi!
È perché, mentre erano in vita,
Ciascuno nel proprio abisso di terra e di mare,
Pur anelandosi mai poterono incontrarsi.”
Gli amori più grandi maturano all’oscurità del giorno
E si consumano col bagliore della fusione
Nella notte della vita.