Miracolo in Cile (Los 33)

MIRACOLO IN CILE

(Los 33)

Una storia che ormai ha già più di qualche anno,

ma fa bene ricordarla, perché non tutti la sanno.

Sembra proprio una storia da vivere al cine

con trama avvincente e lieto fine.

Cominciato così come un qualsiasi giorno,

con la luce di fuori e la notte d’intorno.

Rassegnati per forza ad un buio diurno,

che dura quanto la lunghezza di un turno.

Tutto sembra scontato, normale e insicuro,

per un’altra giornata di quel lavoro duro.

Ma qualcosa si rompe: quella roccia che frana

e si è dentro una trappola che diventa una tana.

E in un attimo crolla quell’incertezza certa

di una vita vissuta ogni istante in all’erta.

Vivi tutti per caso, chiusi dentro un cunicolo

a sperare ed attendere che si compia un miracolo.

Quando anche sperare sembra un gesto vano

e non c’è neanche più un pugno a riempire la mano

e non resta più niente che possa aver senso,

se non ricongiungersi a qualcosa d’immenso

Proprio quello è il momento in cui qualcosa succede:

un nuovo inizio confuso, l’irrealtà mista a fede;

resta accesa e tremante una luce insicura,

forse ancora più forte del buio della paura.

Così passano ore, giorni lunghi e infiniti,

settimane che scavano su quei volti impauriti.

Sono lì in trentatré, sotto un cielo di roccia,

assetati di vita fino all’ultima goccia.

Destinati a aspettare chissà cosa e per quanto,

tra ricordi e pensieri di una vita soltanto.

Ed ognuno si aggrappa alla propria e alle altre,

preparandosi forse a ciò che viene oltre.

Il finale è un susseguirsi di tecnologia

 progettazione strumenti, e sana euforia;

la salvezza trasmessa in diretta nel mondo:

la rinascita che viene su dal profondo.

Poi gli abbracci, le lacrime e la gioia di gente

che si riprende una vita di tutto e di niente.

Ma se la scienza dell’uomo salva ancora le vite

le vie del Signore sono davvero infinite..