Lettori, io v'imploro, per favore,
leggete la mia splendida poesia
che nel campo dell'arte fa rumore
e nel cielo d'Olimpo vola via.
Non può lasciarsi essa inascoltata
e tutti se la devono godere
perché è lirica troppo, si, elevata...
che l'abbia scritta Dante da parere.
Non posso rimaner con tre letture
ma la dovete proprio legger tutti,
e che la legga spero proprio pure
la Redazione e che ne tragga frutti.
Il titolo lo metto in evidenza
in rosso acceso, forma rinforzata
così non resta di reclame senza
e la lettura resterà obbligata.
E mi compiaccio proprio con piacere
con quei poeti eccelsi che nel sito
hanno tanto riempito il lor carniere
e stanno diventando un grande mito...
Potrei continuare fino a domani mattina... questa strimpellata è dedicata a coloro che evidenziano nel titolo la loro bravura ed a coloro che, uniti nella stessa presunzione, li elogiano per poi essere a loro volta rielogiati (sempre la stessa manfrina!), dicendo peste e corna di chi ha osato criticare quel vezzo di mettersi in evidenza ad ogni costo, non con la poesia, ma con la... pubblicità.
Voglio precisare che io, che da tempo ero distante da “ali di carta” per i commenti, una volta fattagli nuovamente una doverosa visitina, mi sono tanto divertito – come del resto mi sto divertendo anche adesso – nel riscontrare il ridanciano ed il ridicolo dei poeti (fra virgolette) che vogliono letture ad ogni costo, e di certi commentatori che aspettano solo la preda per elogiarla, difenderla, ed... averne ricambio!
E qualcuno mi dà persino del rompicoglioni. Beh, penso proprio che, a questo punto, abbia anche ragione di dirlo! Però il Tosco ha lo spillone delle vespe, e per forza deve dire la sua dove c'è da dirla. Non certo con l'idea di ferire, ma con quella di divertire anche gli altri, in modo che possano capire che cosa è la Poesia e non intenderla come merce di scambio per i commenti.
Piccola aggiunta: che una poesia meriti di essere letta non lo deve dire l'Autore, lo devono dire... gli altri!
UNA GRANDIOSA POESIA CHE TUTTI DEVONO LEGGERE testo di Lorenzo il Tosco
