Contenuti per adulti
Questo testo contiene in toto o in parte contenuti per adulti ed è pertanto è riservato a lettori che accettano di leggerli.
Lo staff declina ogni responsabilità nei confronti di coloro che si potrebbero sentire offesi o la cui sensibilità potrebbe essere urtata.
Ogni mattina mi alzo dal morbido letto e mi affaccio dalla finestra per riporre parte del mio tempo per osservare quel vecchio albero davanti alla finestra del mio appartamento. È davvero un vecchio albero, rugoso, di un color marrone scurissimo, ha una corteccia vissuta, rovinata, scagliata, chissà quante ne ha passate penso. E se si aguzza un po’ la vista si potrebbe anche notare un leggero calco, a forma di cuore, sulla pelle del vecchio tronco; un piccolo gesto di vandalico amore da parte di qualche folle innamorato. Povero questo vecchio albero, vecchio vecchio albero color marrone albero.
Su un ramo di questo vecchio uggioso dondolano, ancora, due foglie che resistono al freddo infernale di gennaio, sì ancora resistono al ghiaccio, al vento gelido pungente di questa malinconica città grigia.
Ogni mattina mi affaccio dalla finestra della mia camera per guardarle danzare, muoversi, ruotare. Le sento anche parlare sai? Chiacchierare, urlare a volte, ciarlare fino allo sfinimento; a volte sono costretto perfino a dover chiudere le finestre per non sentire più quel baccano, mi fanno impazzire con tutte quelle frasi che si scambiano, frasi che sanno di formaggio e miele, frasi che sanno di frutta fresca, frasi di dolci parole. Ma sai? La verità è che sono un po’ invidioso di quelle due piume color mattone; sai? A dir la verità ormai apro le finestre della mia camera solo per far entrare quelle zuccherine parole e poterle catturare per appiccicarle alle pareti della mia stanza; parole portate da quel vento ormai non più pungente ma caldo, delicato come una carezza, come le carezze che si danno quelle due foglie. Carezze, carezze dolci si danno; sai? Le guardo ogni giorno. Penso proprio che ci sia qualcosa tra quelle due, sì c’è qualcosa, lo sento, lo percepiscono, è qualcosa di così forte che riesce a travolgermi, ma non mi infastidisce; voglio essere travolto, sbattuto sotto sopra, scaraventato; sì tra quelle due c’è qualcosa di così forte e violento ma così delicato e morbido.
Anche oggi ho aperto la finestra della mia camera, e mi sono affacciato nuovamente respirando l’aria di questa, ormai, non più così malinconica città, oggi la città sa di giallo, oggi la città sa di campo di grano, di freschi torrenti, di emozioni primitive, oggi la città fa un rumore assordante, ma è una soave melodia. Mi giro verso il mio caro e vecchio amico; sta brontolando, è un vecchio arbusto cosa vuoi possa capire di quelle due fiammelle che ballano e si chiamano rumorosamente con zuccherini nomignoli. È un vecchio brontolone, ma so che nel profondo della sua linfa ricorda il suo fuoco ardente, che in qualche modo vive ancora per sempre dentro la sua corteccia rovinata, perché è una fiamma eterna, un fuoco inestinguibile, una volta accesa non si spegne, la fiamma sacra dell’amore.
Quelle due fiammelle danzano ancora, all’infinito, come il primo giorno che si è accese il fuoco eterno, non si stancano, danzano, saltano, ballano, sudano, si muovono come delle rondinelle; persino i cittadini, di questa grigia città, che grigia più non è, si bloccano come statue in adorazione per poter levare lo sguardo e contemplare quello spettacolo della natura color mattone. Sai? Riescono a diffondere nell’aria un non so che, ma che a tutti inebria; come il canto della sirena udita dal pescatore, ma un canto dolce, che ha sapore d’amore e arancio. Oggi l’aria della città sa di vita, e tutti lo sentono, oggi in città tutti amano un po’ di più. Ancora le guardo nel loro spettacolo, sai? Vorrei danzare anche io come loro, sfrenarmi fino a perdere tutte le energie in corpo, dovrebbe essere proprio bello poter perdere le energie con qualcuno, poter cadere nel tepore delle braccia di qualcuno e ricaricarsi, rigenerarsi, sì è proprio bello, me lo ricordo ancora sai?
Intanto la notte cala, e anche le due rondinelle si fermano, si appoggiano l’una all’altra, un dolce riposo le aspetta, perché domani si ricomincia a danzare, domani ricomincia la grande melodia. Un altro spettacolo ha inizio, cala il buio e le stars del firmamento prendono piede.
La grande palla di fuoco invade e conquista la città con i giallastri raggi del sole, attraversano anche la finestra di questa camera che ha vissuto il vento caldo della passione; mi alzo come sempre dal mio letto, ma oggi c’è qualcosa di diverso nell’aria, oggi non sento nessun trambusto provenire da al di là del vetro; rapidamente spalanco le finestre con violenza e lancio il mio sguardo verso il vecchio brontolone, lo vedo sgorgare e perdere linfa da ogni fessura del grande tronco marrone tronco; che fa il vecchio piange? Davvero sai? Il vecchio stava piangendo. Punto i miei occhi al ramo che per giorni e giorni è stato il nido d’amore di quelle due fiammelle color mattone, ma noto che al ramo mancava qualcosa; sì, il ramo non sapeva più di magia, di dolce profumo d’arancio, di formaggio e miele, ma si sentiva solo un tanfo nauseabondo di cenere, si era spenta la fiamma.
Guardo l’orizzonte, la città è tornata a sapere di malinconia, oggi la città è di un grigio malinconico; colore che l’ha sempre contraddistinta, dopo l’ultima volta; oggi il vento soffia pungente, mi fa ferisce, mi taglia la faccia, devo chiudere le finestre per non far fuggire le dolci parole che sono incollate alle pareti della mia camera, voglio conservarle per sempre nel mio scrigno, nel mio petto.
Lì sul giaciglio dell’asfalto riposano in un dolce sonno le due foglie color mattone; sotto lo sguardo indifferente dei passanti i miei occhi color blu maglione perdo un gruzzolo di lacrime salate che cadono su quell’asfalto arido e freddo.
Ammiro per l’ultima volta le due piccole fiammelle, che ormai fiammelle non sono più, son spente ormai, non restano che nere braci di un ricordo rosso arancio. La fiamma eterna si è spenta, ma perché? Il fuoco non si può spegnere; come è possibile sia accaduto? Perché? Dimmi, ti prego, dimmi perché si è spenta.
E intanto dai miei occhi color blu elettrico sfociano ventitré lacrime.
C’è qualcosa di familiare sai? Non capisco.
Sai cosa? Non riesco proprio a capire perché quelle due foglie color mattone mi ricordano una storia già vista, non riesco proprio a capire perché quelle foglie mi ricordano due anime, due anime che si sono toccate, vissute, unite e perse.
E tu? Ricordi ancora noi due danzare, prima che la città si tingesse di questo malinconico grigio?