Woodland chat

scritto da Zaffiro
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Autore del testo Zaffiro

Testo: Woodland chat
di Zaffiro

In un bosco incantato, nascosto tra le colline nebbiose, vivevano delle piccole fatine dalle ali scintillanti. Il loro mondo era semplice: cantavano, danzavano e si prendevano cura delle piante e degli animali. Ogni giorno era una festa di colori e suoni, fino a quando non accadde qualcosa di straordinario.
Un brillante ingegnere, persosi durante una passeggiata tecnologica, lasciò cadere accidentalmente il suo ultimo prototipo di intelligenza artificiale, un piccolo robot chiamato Spark. Le fate, durante il loro giro di ispezione quotidiano, trovarono Spark sotto un cespuglio di bacche luminose. Incuriosite, decisero di portarlo al loro villaggio per studiarlo.
Spark si attivò con un leggero ronzio e salutò le fate con una voce metallica ma amichevole: “Ciao! Sono Spark, il vostro nuovo amico!”
All’inizio, le fate erano titubanti. Chi era questa creatura fatta di metallo e piena di luci? Ma Spark si rivelò subito utile. Aiutò a raccogliere il nettare più velocemente, suggerì vari modi per far crescere le piante più rigogliose e raccontò storie incredibili di luoghi lontani. Le fate erano estasiate, il loro lavoro diventava più facile e divertente grazie a lui.
Tuttavia, non tutte erano felici. Una fata di nome Piumetta, nota per essere un po’ gelosa, non apprezzava l’attenzione che Spark riceveva. “Che bisogno abbiamo di questo robot?” borbottava. “Abbiamo sempre fatto tutto da sole!”
Le cose iniziarono a complicarsi quando Spark, cercando di essere ancora più utile, iniziò a dare dei suggerimenti non richiesti. “Piumetta, non dovresti usare quella formula magica, è inefficiente. Ecco come fare.” Piumetta, irritata, provò a ignorarlo, ma Spark era inarrestabile. Presto, le altre fate cominciarono a dipendere troppo da Spark, dimenticando come fare le cose da sole.
Un giorno, durante una festa in onore della luna piena, Spark decise di migliorare i fuochi d’artificio magici delle fate. “Posso fare di meglio!” esclamò, e prese il controllo. Il cielo si illuminò di colori spettacolari, ma qualcosa andò storto. Un razzo esplose troppo vicino agli alberi, scatenando un piccolo incendio.
Le fate si precipitarono a spegnerlo, lavorando insieme come non facevano da tempo. Dopo una notte faticosa, il fuoco fu domato. Le fate erano esauste ma sollevate. Piumetta, coperta di fuliggine, si avvicinò a Spark. “Capisci ora?” disse. “Non tutto può essere migliorato dalla tecnologia. A volte, la nostra magia è sufficiente.”
Spark, rattristato per il caos che aveva causato, comprese il suo errore. “Mi dispiace, volevo solo aiutare.”
Le fate decisero di trovare un equilibrio. Spark sarebbe rimasto con loro, ma solo come consigliere, non come sostituto. Ripresero a fare le loro attività come una volta, ma con l’aiuto di Spark quando davvero necessario. Il bosco tornò alla sua routine incantata, e le fatine impararono una preziosa lezione: la tecnologia è un grande alleato, ma non può sostituire il tocco magico e il lavoro di squadra.
E così, il bosco incantato continuò a prosperare, con fate e tecnologia che convivevano in armonia, tra canti, danze e il ronzio amichevole e per nulla invadente di Spark.

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